lunedì 16 marzo 2015

Viaggio in BAJA CALIFORNIA

Contatti ravvicinati con la balena grigia
 Baja California - Messico
Viaggio attraversato: Messico
Itinerario: San José del Cabo, La Paz, Loreto, Mulegé, Santa Rosalìa, deserto di Vizcaìno, Guerrero Negro, Bahìa de los Angeles, Cataviña, San Ignacio, Todos Santos, Cabo San Lucas, San José del Cabo
Periodo: gennaio-febbraio 2015
Durata: 3 settimane

In questo viaggio ho scoperto di essere ancora in grado di sorprendermi. E’ un segno di vivacità, dico bene? Pensavo che la Baja California (Bassa California) fosse principalmente un paese dove gli Americani ricchi vanno a fare pesca d’altura sui loro yacht esagerati e il resto del mondo ci andasse per ammirare le balene. Me l’ero immaginata come un’appendice della California americana, dove si avesse difficoltà perfino a parlare spagnolo. E invece no.
Intanto la Bassa California non è il sud dell’omonimo stato americano. La Baja California è uno stato (anzi due) del Messico: la Baja California e la Baja California Sur (sud). Scusate la precisazione quasi offensiva, ma non avete idea di quante persone equivocano.

Sono due stati tanto indipendenti l’uno dall’altro da essere separati da una vera frontiera, con dogana e con divieto (e relativo controllo) di transito di derrate alimentari per il timore di trasferire malattie animali da una parte all’altra. Hanno anche due fusi orari diversi.


Scenari della Baja California, Messico
























Siamo in Messico e non ci si salva dai controlli legati al traffico della droga. E questi controlli li fa l’esercito, armato fino ai denti. Non vi stupite, ne subirete parecchi. Vi sarà chiesto di uscire dalla macchina e di aprire sportelli e bauli. Perquisiranno le valige, aprendo un po’ tutto, i vani dell’auto, le borse fino ad arrivare alle vostre tasche e al vostro portafogli. Nel nostro caso tuttavia i controlli sono sempre stati tranquilli. Ho visto però anche il controllo di un’auto che si era spinto fino allo smontaggio del paraurti. Che non vi venga in mente di chiedere un selfie a un militare. Hai visto mai…
Siamo in Messico dunque, in uno stato abbastanza povero che però sta a poco a poco progredendo, mantenendo profonde sacche di povertà, ma nello stesso tempo ammodernandosi e, forse, avendo colto, almeno in parte, la grande importanza di salvaguardare l’immenso patrimonio naturale che la natura gli ha regalato.
Per quel che riguarda il periodo del viaggio, non ci sono dubbi: l’inverno è la stagione migliore. Temperature ottime di giorno e di notte, poca pioggia, cieli blu. In estate invece fa molto caldo (sopra i 40°), c’è molta umidità e piove anche. E poi in inverno ci sono le balene…Vale la pena di entrare un po’ nei dettagli sul periodo migliore per andare, dando per scontato che lo scopo principale siano le balene. Il massimo della loro concentrazione è più o meno a febbraio, ma fino a marzo sono ben presenti, anche se in calo. Se la stagione è buona comincia la fioritura dei cactus verso la fine di febbraio che mi dicono essere stratosferica. Per questo, cioè per mettere insieme i due eventi, forse si può rischiare di andare all’inizio di marzo. Mah… a vostro rischio e pericolo.

Scenari della Baja California, Messico
Ovviamente per spostarsi nella Baja è meglio avere un mezzo privato, meglio se un 4x4, perché fuori dalla transpeninsular (la Mexico 1) che attraversa tutta la penisola, ora tutta asfaltata, c’è quasi solo strada sterrata, anche dura. E fuori dall’asfalto c’è molto da vedere.
Il nostro viaggio è durato tre settimane, mentre alcuni tour operator lo propongono in una decina di giorni correndo di qua e di là. Orrore! Il paese è bellissimo e si sta molto bene, prendete il viaggio anche come una vacanza e godetevi quel che la Baja ha da offrire, che è unico al mondo. Con calma, sarà indimenticabile. Spero di avervi trasmesso la mia idea di fondo: in Baja California si va se si ama la natura. Per qualsiasi altro interesse (mare e spiagge, ad esempio) è preferibile andare da qualsiasi altra parte.

La naturaleza: qui mare e terra si incontrano creando ovunque scenari splendidi: montagne, scogliere, isole, baie e spiagge immense, bianche e prive di frequentatori (a parte qualche camperista), se escludiamo la costa del sud, tra Cabo San Lucas e San Josè. Ci sono alcuni tratti di costa tra Loreto e Santa Rosalìa (ad esempio la Bahìa de la Concepciòn) addirittura commoventi.  Ma siamo sull’oceano Pacifico e quindi praticamente nessuno fa il bagno: l’acqua è freddina e dicono che sia pericoloso per via delle correnti. La penisola ha un’origine vulcanica ed è quindi aspra, severa e presenta ampie aree desertiche, ma non siamo nel pur meraviglioso Sahara. Qui per deserto intendiamo montagne e valli rocciose, colonizzate da ogni sorta di pianta grassa, dai tappeti di piantine alte un centimetro di un fucsia sfolgorante che invadono le valli, ai cactus alti 20 metri. Il mio amico Paolo, che ama e coltiva nella sua serra piante grasse di piccola taglia, qui andrebbe fuori di testa. Cactus Cirius, Ocotillo, Cholla… sono quelli che mi ricordo.

Fiori di cactus, Baja California, Messico























 
Nonostante l’aridità dell’ambiente esistono dei fiumi, non molto grandi, ma esistono. E in riva ai fiumi e nelle loro anse sorgono palmeti rigogliosi e verdissimi, che tuttavia cominciano a mostrare gli effetti della carenza d’acqua che il riscaldamento globale genera, accelerata nella aree del sud dagli alberghi di lusso sempre più numerosi che assorbono troppo acqua. E dalle parti di Cabo San Lucas e San Josè, purtroppo, l’acqua si spreca anche per mantenere improbabiliprati all’inglese e - udite! udite! - i sacri green dei campi da golf.
Anche la fauna è all’altezza della flora, soprattutto per quel che riguarda gli uccelli. Come per le piante bisognerebbe possedere un po’ di conoscenze per poterli riconoscere, anche se la maggioranza sono abbastanza noti: falchi, avvoltoti, quelli dalla testa rossa che asciugano al sole le ali in cima ai cactus (immagine classica del paese) e poi i Roadrunner (sì, l’antipatico Beep Beep in lotta con Willy Coyote) e abbiamo avvistato anche un coyote (chissà se era proprio Willy?). A Guerrero Negro hanno alzato pali di legno con in cima una piattaforma per permettere ai falchi pescatori (che qui chiamano àquila pescadora) di fare il nido. Il risultato è che ci sono quasi più pali con un nido di falco in cima che pali della luce. Poi c’è la rappresentanza al completo degli uccelli marini: aironi, cormorani, pellicani (compreso quello americano bianco, molto raro) e le fregate, che io avevo visto solo altre due volte in tutta la vita. Nella Baja invece sono molto comuni. E poi tutti i limicoli, le anatre e una infinità di passeri. Insomma per il birdwatching sembra di essere in paradiso.

La balena grigia (ballena gris): come tutte le balene, la balena grigia un tempo era un animale terrestre. Poi si è trasferita in mare, ma pare l’abbia fatto per ultima tra tutte le cugine. Quindi qualche traccia “terrestre” potrebbe essere ancora presente nelle sue abitudini. Questo spiegherebbe l’abitudine di avvicinarsi tanto alle coste e all’uomo, come nessun’altra balena fa. E’ un’ipotesi affascinante e a me piace pensare che sia assolutamente vera. Era la convinzione che avevo mentre ne osservavo decine e decine attorno alla barca nella laguna di Guerrero Negro. Altre notizie su questo bellissimo animale potete trovarle qui:  http://it.wikipedia.org/wiki/Eschrichtius_robustus
Ovviamente qui l’aspetto più affascinante e commovente del cosiddetto Whale Whatching sta nell’incontro ravvicinato del terzo tipo, nel contatto fisico con una balena di 15 metri di lunghezza. Naturalmente questa esperienza me l’avevano raccontata altri che l’avevano vissuta, ma ovviamente un conto è viverla, un altro è ascoltarla da altri. 
Si avvicinavano, soprattutto i cuccioli (quattro metri!) fino a puntare il muso sul fianco della barca, si giravano di lato per poterci vedere, perché in posizione normale le balene non riescono a vedere in alto. Si immergevano, passavano sotto la barca facendoci traballare, si alzavano al di sopra della superficie del mare, come a volerci dire qualcosa. E l’impressione di guardare una balena negli occhi mi rimarrà nel cuore per sempre. Il numero della balene grigie alla laguna di Guerrero Negro nel periodo di punta è impressionante. Il 3 febbraio, giorno della nostra escursione, erano 2.022 (di cui 802 cuccioli!) in una laguna grande, ma non immensa. E questo significava guardarsi intorni per vedere decine di balene nello stesso momento. Il conteggio pare molto preciso, gli addetti danno un margine di errore del 2-3 % al massimo. Come le contano? Semplice: per entrare e uscire dalla laguna ci sono pochi e stretti passaggi (sorta di canali). Le balene entrano ed escono attraverso questi canali nuotando in superficie. Si vedono bene e si distinguono (maschi, femmine e cuccioli). Basta contarle. Tot entrate – tot uscite = tot presenti in laguna.

Balene grigie nella laguna Ojo de Lievre,
 Baja California, Messico

























La laguna si chiama Oyo de lievre (occhio di lepre), anche se alcuni la chiamano Scammon’s lagoon, dal nome del criminale che nell’800 scoprì questo luogo dove le balene vanno a riprodursi e diede inizio a un massacro che le portò al limite dell’estinzione. Ora che l’avete conosciuto, dimenticate questo nome infame.
Non ho dubbi, l’esperienza del contatto con le balene grigie va ripetuta alla laguna di San Ignacio, come abbiamo fatto noi. Le balene sono le stesse, anche se meno numerose (centinaia invece che migliaia), ma l’ambiente è più vario, ci sono molti uccelli sull’acqua e ci sono i delfini. Pensate che abbinata: balene e delfini insieme. Ho foto con gli uni e le altre nello stesso fotogramma.

Lo squalo balena (tiburòn ballena): lo squalo balena (tiburòn ballena) è un pesce, il più grande pesce del mondo. E per grande si intende che raggiunge mediamente i 12-14 metri di lunghezza. E’ uno squalo, ma come dice il nome si comporta come una balena. E infatti si nutre di plancton e questo fa di lui un pesce lento e pacioccone, non pericoloso per nessuno. Qualche notizia in più la trovate su: http://it.wikipedia.org/wiki/Rhincodon_typus

Squalo balena nella baia di Loreto, Baja California, Messico

E’ un animale bellissimo, punteggiato di pois bianchi su fondo grigio-azzurro. Non sapevo che ne vivesse una colonia proprio di fronte a La Paz, a un paio di km dalla spiaggia. Quindi non potevo esimermi: ho fatto il bagno con loro! Ancora non ho ben assimilato questa esperienza unica, so solo che ho nuotato con gli squali balena per un paio di ore. Nuotano sempre in superficie e quindi li avevo a un metro dalla mia mano, avrei potuto toccarli (vietatissimo!). Impressionante fare snorkeling sopra uno squalo balena (se ne percepisce con un po’ di batticuore la dimensione spropositata rispetto all’uomo, soprattutto in un ambiante a noi ostile come l’acqua) o davanti alla sua bocca che si apre e si chiude (un uomo ci può entrare tranquillamente tutto intero). Un’emozione da brividi per chi, come me, ha più volte attraversato il mondo per incontrare in natura gli animali più affascinanti: tigri e leoni, ghepardi e leopardi, grizzly e balene, orche e pinguini, solo per citare i più appariscenti. Purtroppo, non avendo una macchina subacquea, non ho potuto documentare l’evento, ma non importa, fidatevi delle mie parole.

Le sterminate saline di Guerrero Negro,
Baja California, Messico

Guerrero Negro: Guerrero Negro merita una menzione particolare, anche se i viaggiatori che vi arrivano di solito si fermato solo mezza giornata per incontrare le balene e se ne vanno. La cittadina, come detto, invece, merita di più, perché giace al centro di un’immensa salina, la più grande del mondo, che produce il 7% del sale industriale del pianeta. Servono permessi e gli orari sono ballerini, ma merita assolutamente una visita durante la quale si possono percorrere chilometri di piste di sale che si snodano in mezzo a bacini enormi dove l’evaporazione prepara il sale che verrà raccolto a tempo debito. Enormi macchinari (ruspe, scavatrici e carri smisurati, costruiti apposta per la miniera), alti come palazzi di 3 piani, manovrano e si riflettono in specchi d’acqua, insieme con il sole e il cielo, fino all’orizzonte. Uno spettacolo aspro, ma affascinante. Montagne di sale alte centinaia di metri aspettano di essere imbarcate su piattaforme giganti per partire verso la destinazione finale. La miniera è stata comprata nel 1973 dal Governo Messicano e dalla Mitsubishi. La compagnia si è distinta non solo per lo sviluppo che ha dato a più di mille dipendenti e alla comunità, ma anche per l’attenzione dedicata allo sviluppo ecologico della regione. I lavori si collocano in un’area di straordinaria bellezza, un patrimonio fondamentale della biosfera, un ambiente dove non solo migrano le balene ogni anno, ma anche migliaia di uccelli. Questi si possono osservare comodamente percorrendo l’antico molo, un terrapieno che si inoltra nelle le lagune che circondano la città per undici km. Ma c’è ancora una meraviglia che consiglia di fermarsi un po’ più a lungo a Guerrero Negro. Poco a nord della città, tra le lagune e il mare, il vento ha creato infatti nel tempo un mare di dune bianche alte 20 o 30 metri che formano un piccolo, ma affascinante Sahara.

Missioni: un aspetto affascinante della Baja è costituito dalle missioni (circa una trentina) che hanno alle loro spalle una storia ambigua: costruite dai Gesuiti e dai Domenicani per portare la salvezza spirituale ai nativi, seminarono invece la morte introducendo le malattie europee che fecero strage di loro e molte furono abbandonate quando la popolazione scese al di sotto del numero necessario per mantenere le fattorie costruite attorno ad esse. Un’altra pagina vergognosa degli Europei nel mondo. Molte sono oggi solo un ricordo o un mucchio di rovine, ma alcune sono state restaurate e mantenute ancora in uso. E questi bellissimi edifici, a volte persi in mezzo al nulla, costituiscono affascinanti mete per belle escursioni, oltre che una parte integrante del complesso passato della Baja California. 

L'isolata missione di San Borja, Baja California, Messico

Non vanno quindi trascurati e, in genere, non è necessario disporre di un fuoristrada (tranne pochi casi) anche se a volte le strade potrebbero rivelarsi in pessime condizioni o addirittura impraticabili. Ricordo le più belle e imperdibili:
·       Misión “Nuestra Señora” di Loreto (1728): la prima missione costruita dai Gesuiti in Baja California, un monumento imponente utilizzato ancora oggi.
·       Misión “San Borja” (1759): si trova in posizione isolata, a 35 km a est di Rosarito. Sono 35 km di fuoristrada duro (anche con le ridotte) che richiedono circa un paio di ore solo in andata. Tuttavia questa missione merita senz’altro una visita per gli scenari spettacolari che offre la valle che si deve risalire per raggiungerla, dove si possono trovare tutte le specie di cactus del mondo. Una famiglia discendente dagli abitanti che vivevano in questa zona prima della conquista spagnola la mantiene aperta alle visite.
·      Misiòn di “San Ignacio Kadakaamán” (1786): spettacolare la sua facciata del XVIII secolo, sulla piazza centrale di San Ignacio.
·       Misión “San Francisco Javier” di Viggé-Biaundó (1699): visitando questa missione (40 km a ovest di Loreto) remota e splendidamente conservata farete un viaggio a ritroso nel tempo. Lungo la strada si possono ammirare panorami magnifici. Lussureggianti campi la circondano e antichi ulivi, di cui il decano vanta 300 anni di età, di dimensioni impressionanti. La strada è asfaltata.
·      Misión “Santa Rosalía” di Mulegé (1705): missione affascinante anche per la sua posizione su una collina da cui si gode un bel panorama sul palmeto e il fiume che attraversa la cittadina. Commovente l’antico cimitero misionero che le sorge accanto.

Donna impegnata nella lotteria messicana, Loreto,
 Baja California, Messico

Il carnevale di La Paz: non era nulla di eccezionale, ma riportava alla mente i vecchi Luna Park di antica memoria, con giochi inverosimili accanto a quelli più moderni. C’era di tutto: strozzapalloni, zucchero filato, pesca, giochi forza, giostre, giochi del tappo e qualsiasi passatempo attinente vi possa venire in mente. Ma soprattutto mi colpivano gli occhi sgranati dei più piccoli e la loro gioiosa sorpresa di fronte a tante meraviglie. Un’innocenza genuina che penso fosse anche mia alla loro età. E poi si vendeva ogni sorta di cibo, dolce e salato. Insomma un tuffo nel passato.

La lotteria messicana: al carnevale di La Paz ho potuto anche assistere per la prima volta alla loteria mexicana, un sorta di tombola. Il gioco, molto diffuso in Messico, è considerato un gioco d’azzardo che consta di 54 carte (figure, non numeri!) e un numero indefinito di cartelle chiamate “tavole” che riportano 16 di dette carte mescolate in modo aleatorio. Quando si estrae una carta dal mazzo la si annuncia e i giocatori la debbono “marcare”, se ce l’hanno. Si usa di tutto come marcatori, molto frequenti i tappi delle bottiglie. Vince chi per primo forma sulla sua tavola l’allineamento che si è stabilito all’inizio del gioco (questa la differenza con la nostra tombola) e grida “Loterìa”. Anche in Baja non è un gioco per giovani. I giocatori avevano più di 50 anni ed erano quasi tutte donne. Impressionante la velocità con cui il banditore chiamava le carte (una al secondo) e che tutti riuscivano a seguire senza errori, anche chi aveva davanti agli occhi 4 o 5 tavole: “el diablo”, “la luna”, “el pajaro”, “el mar”, “el sol”, “el valiente” (il coraggioso),ecc. ecc.

La fabbrica, ormai dismessa, El Boleo a Santa Rosalia,
Baja California, Messico

Gustave Eiffel a Santa Rosalìa: nel 1868 vennero scoperti nella regione di Santa Rosalía dei giacimenti di rame. Nel 1885 si insediò la compagnia francese El Boleo S.A. grazie ad una concessione del governo messicano. Da quel momento iniziò la storia della città di Santa Rosalía. Nel 1954 la compagnia cessò le operazioni di estrazione del minerale ritenuto esaurito; tre anni più tardi il governo messicano iniziò nuovamente l'estrazione del rame sino all'anno 1972, quando i giacimenti furono realmente esauriti. Da allora tutto è rimasto com’era nella grande fabbrica costruita per la prima lavorazione del minerale e le sue dimensioni danno un’idea di cosa voglia dire città-fabbrica o fabbrica-città, più di Torino negli anni 50 e 60. Aggirandomi tra i macchinari, i tralicci, i ponti, le impalcature (tutto di ferro) che la ruggine sta lentamente mangiandosi, avevo la sensazione di vivere in un romanzo di Dickens, tanto bestiale mi immaginavo fosse l’esistenza dei lavoratori in quella polvere e in quel rumore.
Ma che c’entra Eiffel con tutto questo?  Occorre andare in centro per capirlo, nella chiesa di Santa Barbara, abbastanza anonima e all’apparenza normale. Ma se si guarda bene si scopre che le sue pareti sono di ferro. Tutta la chiesa è di ferro, compreso il campanile. La compagnia El Boleo era francese e quindi la città-fabbrica di Santa Rosalía seguì tutti gli influssi architettonici franco-coloniali dell'epoca. E la chiesa di Santa Barbara fu disegnata da Gustave Eiffel che la mostrò all'esposizione internazionale di Parigi. Dopo l’esposizione la chiesa fu smontata, spedita a pezzi e rimontata a Santa Rosalìa.

Hotel California: ricordate il famosissimo brano degli Eagles che ci ha fatto sognare? C’è un nesso con l’omonimo, famosissimo hotel di Todos Santos, icona imprescindibile di una cittadina nata all’inizio del '700 con l’arrivo dei Gesuiti, poi abbandonata prima della fine dello stesso secolo, logorata dalla resistenza dei nativi e dalle epidemie. Poi risorta nel ’800 con alterne fortune legate alla coltivazione della canna da zucchero. 
Nella seconda metà dell’800 fu costruito il primo albergo nello stesso luogo di quello attuale, L’albergo fu comprato nel 1950 da una famiglia di origine cinese. Apparizioni di fantasmi e oscure vicende familiari accompagnarono la storia dell’albergo in quel periodo. Dopo la II guerra mondiale, a seguito del crollo del prezzo della zucchero, l’albergo passò per diverse mani fino a quando, alla fine degli anni ’90, fu chiuso e messo in vendita un’ultima volta. Già si chiamava Hotel California.  
Nel 2001 un canadese, John Stewart, visitò Todos Santos e anche l’albergo. Fu un colpo di fulmine! Lo comprò, vi si trasferì e restaurò l’edificio, la reception, le 11 camere di cui disponeva e l’emporio annesso. Aprì anche un ristorante. Il nuovo proprietario volle che riflettesse la cultura e la storia del luogo più che diventare un albergo americanizzato. Così andò in giro per il Messico a cercare arte decorativa autentica con la quale adornò la sua creatura. Riaprì l’hotel nel 2012.

L'Hotel California a Todos Santos, Baja California, Messico

Todos Santos dagli anni 70 è diventata meta di diversi artisti messicani e stranieri che trovano nella sua pace, nella sua storia e nel suo clima l’ambiente per loro ideale. E gli Eagles? E il loro brano omonimo? Il testo della canzone descrive l'Hotel California come una struttura di gran lusso dove you can check out any time you like but you can never leave ("puoi lasciare libera la stanza quando vuoi ma non puoi andartene mai"). Apparentemente la canzone narra la storia di un viaggiatore stanco che rimane intrappolato in un albergo terrificante, che all'inizio sembra invitante e accogliente, ma poi si rileva una trappola da cui non si può scappare. Fa riferimenti anche a temi esoterici e satanici che in parte riportano alle vecchie storie capitate nell’hotel. E’ per questo che si pensa che gli Eagles possano avere tratto ispirazione dall’Hotel California di Todos Santos, il quale per questo è diventato una meta imperdibile per tanti ex figli dei fiori - californiani e non solo - sognatori e hippies fuori tempo massimo. A me piace pensare che questo sia vero e per questo non ho mancato di fermarmi all’hotel California, nel cuore le note e le parole del brano degli Eagles. Con me nel ristorante, circondato da bellissime opere d’arte, c’erano molti turisti, ma anche qualche “reduce” con i capelli lunghi (e radi) e l’Harley Davidson parcheggiata davanti all’ingresso.
E il mito dell’Hotel California continua. E non può che mantenersi vivo se ogni anno vi si organizza “Il festival della musica”, sponsorizzato proprio dall’Hotel California. E sapete chi l’organizza? Peter Buck, chitarrista dei REM, che dopo lo scioglimento del gruppo ha deciso di non voler smettere di suonare. 
Ammetto che anch’io forse andavo cercando fantasmi, suoni e storie affascinanti da ascoltare con mente e cuore disponibili. Altri forse all’hotel California cercano solo un posto dove fermarsi. Ma anche in questo caso quello che incontreranno non lo dimenticheranno mai più, come è capitato a me. Un hotel che è già una leggenda, in un Messico che non conoscevo.
Ah… dimenticavo. Cambia qualcosa se scopriamo che gli Eagles a Todos Santos non ci sono mai stati? Non c’è uno straccio di prova che confermi la loro presenza qui (ricordi, testimonianze, registri dell’albergo…) e che il loro brano abbia mai fatto riferimenti al magico hotel California. Tutto è solo mito, dunque, che poi è quello che conta.

Il comma 22 bancario: dal 2002 finalmente non vado più in viaggio con i dollari, ma solo con gli euro. Ne avevamo ancora qualche centinaio in casa e questa volta, approfittando dell’alto valore del momento, abbiamo deciso di portarli con noi per eventuali necessità. Dovendo cambiare, poiché io comunque preferisco cambiare Euro, sono andato in una banca di Guerrero Negro per cambiare, appunto, Euro. Mi hanno detto: “Desculpe, Señor, nuestra banca cambia solo Dolares.” Con un “vaffa” nel cuore ho tirato fuori i dollari e ho cambiato quelli. Dopo alcuni giorni siamo arrivati a Loreto con la necessità di cambiare di nuovo. Sono andato in banca e, per non rivivere la stessa, irritante scena, ho proposto subito i dollari. Ma un impiegato mi ha detto: “Desculpe, Señor, nuestra banca cambia solo Euros.” Fate voi.

Nessun commento:

Posta un commento