venerdì 2 marzo 2018

Viaggio nella Tunisia insolita

Lo Ksar Ouled Soltane - Tunisia
Paese attraversato: Tunisia
Itinerario: Tunisi, Bulla Regia, Dougga, Sbeitla, Gafsa, Gole di Selja, Tamerza, Tozeur, Chott El Jerid, Douz, Matmata, Medenine, Tataouine e gli ksar del sud, Chenini, I villaggi berberi di montagna, Gabés, El Jem, Kairouan, Takrouna, Thuburbo Majus, Oudna, Tunisi
Periodo: dicembre 2006 – gennaio 2007
Durata: 2 settimane

Spiagge, spiagge e ancora spiagge, fino a Djerba, anch’essa un’unica spiaggia. Se è questa l’idea che abbiamo della Tunisia, posso testimoniare che ne esiste un’altra, nettamente più bella e interessante che non a caso chiamerei “l’altra Tunisia”, quella vera.

Un paese che può vantare una schiera di città romane ancora in ottimo stato di conservazione che in Italia possiamo solo sognarci e alcune oasi e regioni di spettacolare bellezza. Verso sud il paese, secondo me, dà il meglio di sé e mostra le manifestazioni più evidenti dell’incontro, quasi mai pacifico, tra arabi e berberi, dove l’olivo è coltivato, direi venerato, fin dall’antichità, dove le donne in buona parte indossano ancora i bellissimi e colorati vestiti tradizionali. Se sono certo che, ritornando in Tunisia, ritroverei ancora intatte le città romane di Bulla Regia o Thuburbo Majus, non sono certo di poter dire lo stesso del mondo rurale berbero incontrato dalle parti di Tataouine e Matmata.
Visitai la Tunisia la prima volta nel 1975 e a distanza di più di 30 anni ho potuto costatare i danni prodotti dal turismo di massa, soprattutto a Tozeur, una delle più belle oasi che abbia mai visto in vita mia. Anche la spettacolare strada asfaltata che attraversa dritta come una freccia la distesa salata del Chott El Jerid ruba fascino a un meraviglioso spettacolo naturale: il tramonto sulla distesa piatta e salata che spazia tutt’intorno a perdita d’occhio a 360 gradi. 


Tramonto sul Chott el Jerid - Tunisia
Nel 1975 la strada non esisteva, c’era solo una pista che non ci azzardammo a percorrere per paura di sprofondare con le auto nell’insidioso e poco rassicurante fondo di sale.
Il teatro di El Jem che, dimensioni a parte, non ha nulla da invidiare al Colosseo romano, allora si stagliava solitario in mezzo al deserto, circondato dalla greggi e dalle tende dei pastori nomadi. Nel 2007 lo trovai transennato e soffocato da auto e venditori ambulanti alla caccia dei turisti ai quali vendere orrendi souvenir.

Qui è la patria di Luke Skywalker. Se siete fan di Guerre Stellari, in Tunisia siete a casa vostra. Qui è nato Luke Skywalker e da qui è passato lo Jedi. Molti episodi della saga di George Lukas sono stati girati dalle parti di Tataouine, Matmata, Nefta, Chott el Jerid, allo ksar Hadada e allo ksar Ouled Soltane. Ci sono molte le location, ormai diventate mete turistiche, almeno una decina.

I personaggi di Star Wars




















Ci sono appositi siti web che forniscono notizie dettagliate. Non sono una fanatico di Star Wars, ma devo dire che trovarmi nei luoghi che videro le mirabolanti avventure di C1-P8 e C-3PO mi colpì profondamente.


I mosaici del Bardo
L'attentato al museo del Bardo di Tunisi (18 marzo 2015) ha purtroppo legato questo bellissimo luogo della cultura e della storia del paese a un ricordo orrendo. Invece, fra reperti punici e opere arabo-islamiche, ospita la più ricca collezione di mosaici di epoca romana mondo, tutti in perfetto stato di conservazione, ritrovati nelle splendide città romane del paese. Rappresentano molte divinità, ma anche soggetti floreali, animali e mappe territoriali.

I mosaici del Bardo a Tunisi - Tunisia

Originale e spettacolare il mosaico intitolato La proprietà del signore Giulio, un signore alquanto ricco, uno dei pezzi principali del museo proveniente da Cartagine del V secolo. Lascio la parola a Wikipedia per la descrizione: “rappresenta una grande proprietà al centro della quale è raffigurata una villa romana attorniata da scene ripartite su tre livelli. Nella parte a sinistra, il proprietario arriva a cavallo seguito da un valletto. A destra è rappresentata la partenza per una battuta di caccia. Nel livello superiore, il mosaico mostra scene che evocano l'inverno e l'estate. Al centro, si vede la moglie del proprietario dentro un boschetto all'ombra di cipressi. Infine, al livello inferiore, si vede la padrona appoggiata a sinistra su di una colonna e il padrone della proprietà seduto a destra dentro un frutteto mentre riceve dalle mani di un servitore una lettera sulla quale si legge «D(omi) no Ju(lio)» (Al signore Julius)”. Una vera enciclopedia delle vita in campagna.
E poi, uno più bello dell’altro: Perseo libera Andromeda, Virgilio ascolta Clio e Melpomene, Venere alla toilette, Corsa di carri in un circo, I ciclopi forgiano i fulmini di Giove, Trionfo di Nettuno, Ulisse e le sirene, Teseo e il Minotauro.

Tunisia romana. So da tempo che per vedere le migliori vestigia della romanità occorre andare in Africa, in Tunisia, appunto, oppure in Libia o anche in Marocco. Ma mai avrei immaginato un tale livello di splendore e sopratutto di qualità e quantità delle rovine. Rovine? Qui parliamo di città romane risalenti ai tempi del massimo splendore dell’impero romano (I – IV secolo) i cui resti vanno ben oltre le rovine. Bulla Regia, Dougga, Sbeitla, El Jem, Thuburbo Majus (solo per citare le più famose) mi meravigliarono per il livello dei loro templi rimasti quasi integri.

La città romana di Thuburbo Majus - Tunisia

Molti dei mosaici esposti al Bardo di Tunisi porvengono da queste città e altri sono ancora sul posto esposti all’ammirazione dei visitatori. In particolare mi colpì Bulla Regia che mostrava alcune eleganti ville scavate sottoterra per difendersi dal caldo estivo e dal freddo invernale, come poi i berberi hanno continuato a fare nei secoli più a sud, soprattutto nei dintorni di Matmata. Un modo di costruire molto intelligente che la Rough Guide aveva il coraggio di definire “troglodita”.

Tozeur: icona del turismo ricco e cialtrone. Arrivai per la prima volta a Tozeur nell’estate del 1975 in occasione del mio secondo viaggio africano. Rimasi meravigliato dalla sua bellezza. A quei tempi il turismo nemmeno sapeva della sua esistenza. Un palmeto enorme e rigoglioso, un punto verde tra le dune alle propaggini orientali del Sahara. Gente simpatica che non campava sul turismo ed era curiosa di te. Piccoli orti magnificamente coltivati e mantenuti dove cresceva di tutto. Piccoli ruscelletti di preziosissima acqua portavano ristoro agli alberi da frutto, alle verdure e al foraggio per gli animali. La sterminata solitudine della distesa salata del Chott el Jerid a sud-est e del Chott el Garsa a nordovest. Erano le prime volte che vedevo i cammelli (anzi i dromedari) per cui figuriamoci il mio entusiasmo per Tozeur.
Nel 2006, al mio ritorno, trent’anni non erano trascorsi invano. Turisti a frotte, un assalto continuo di venditori ambulanti di qualsiasi cianfrusaglia pseudoartigianale, il palmeto invaso da alberghi a 5 stelle che per garantire acqua alle docce degli ospiti stavano drasticamente condannando l’oasi alla siccità e riducendo l’estensione del palmeto. De profundis per l’oasi perduta quindi… Tuttavia la khasbah era stata ristrutturata con gusto e criterio e metteva in evidenza un’architettura straordinaria e, soprattutto, originale.
Pertanto, se vi capita di andare a Tozeur, evitate per favore la “meharata” a dorso di cammello condotta dal falso beduino con incluso picnic a base di couscous sotto la falsa tenda berbera.


Piuttosto andate in giro per la khasbah con il naso all’insù. Potrete ammirare i muri delle vecchie case coperte da decorazioni geometriche di pregevole fattura. Non sono pitture, né sculture, sono decorazioni formate da mattoni che sporgono un po’ dal muro seguendo uno schema preciso. Questa elegante sistemazione è in parte decorativa, ma soprattutto ha lo scopo di bloccare i raggi del sole che entrano a piombo nelle strette viuzze. Noterete che ogni mattone sporgente crea qualche centimetro di ombra sotto di sé e sotto l’ombra un altro mattone sporgente ripete il gioco e assolve al medesimo compito. Il risultato? Il muro è quasi del tutto in ombra e quindi più fresco. Un’idea geniale che si trova solo qui e a Nefta, quasi al confine con l’Algeria. Per resto… a Tozeur… solo tristezza.

Fortini, Ghorfa e Ksour. Si collocano certo tra le più originali e strane forme di architettura da me conosciuta. Quando gli arabi invasero la regione, le popolazioni berbere furono costrette a ritirarsi sulle montagne del sud e a difendersi. Costruirono allo scopo fortini che tempo divennero ksar (villaggi fortificati). Composti generalmente da granai e abitazioni, ancora oggi li troviamo su colline e punti sopraelevati.

Lo Ksar Ouled Soltane - Tunisia
























Alla base della costruzione dello ksar c’era un modulo abitativo detto ghorfa (camera), che serviva per immagazzinare, e nel caso difendere, le derrate alimentari. Le ghorfa che potevamo ammirare a ksar Hadada o a Ksar Ouled Soltane, costruite su piani sovrapposti (fino a 7 o 8) avevano una sola apertura, una porta rivolta verso il centro dello ksar che per questa originale sistemazione assomigliava a un alveare. Sulla parete di fondo delle ghorfa non si aprivano finestre e per questo il fondo stesso fungeva da muro difensivo esterno dello ksar. Un sistema ingegnoso e pratico. Aggirandomi per i cortili di queste cittadelle circondati da cellette tanto originali potevo capire come a Lukas fosse venuto in mente di pensarle come luoghi adatti a ospitare un futuro fantastico e squinternato, nei fatti e nei personaggi, come quello immaginato per Star Wars.

Per qualche fosfato in più. Auricolare all’orecchio, Per qualche dollaro in più a tutto volume, andammo alla stazione di Metlaoui (sulla strada che collega Gafsa a Toseur). Che c’entrava la musica di Morricone? Stavamo andando a prendere un trenino storico originario dell’800 per inoltrarci nelle spettacolari gole di Selja. Treno e scenario da Far West, appunto.

Il treno che attraversa le gole di Selja - Tunisia
 
Serviva per trasportare a Motlaoui i fosfati estratti dalle miniere ancora attive a una trentina di chilometri di distanza. A causa del progressivo esaurimento delle miniere, il treno aveva diminuito le corse dedicate al trasporto dei fosfatai, ma aveva  aumentate quelle turistiche. Ne valse sicuramente la pena. In realtà la miniera era meno che interessante, ma il viaggio, con fermate lungo il percorso nei tratti più spettacolari, si compiva attraverso un canyon magnifico. Da aspettarsi da un momento all’altro di vedere spuntare, dalle creste delle pareti a strapiombo che incombono attorno, la figura di Geronimo circondato dai suoi Apaches.

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