Itinerario:
in Ghana: Accra, Kakum Game Reserve, Elimina, Kumasi, Techiman, foresta di Fiema Boabeng, cascate di Kintampo, Tamale;
in Togo: Kandé, Sokodé, Lomé;
in Benin: Kara, Abomey, Ganvié, Ouidah, Grand Popo;
in Ghana: Accra, Kakum Game Reserve, Elimina, Kumasi, Techiman, foresta di Fiema Boabeng, cascate di Kintampo, Tamale;
in Togo: Kandé, Sokodé, Lomé;
in Benin: Kara, Abomey, Ganvié, Ouidah, Grand Popo;
Periodo: ottobre-novembre 2011
Un viaggio intenso, duro (e non solo a causa del caldo-umido), un'esperienza culturale ed emotiva unica. Siamo nella culla della cultura Ashanti, del Vudù, dei regni neri schiavisti dell'800, dei popoli della foresta e della savana. Un viaggio nel quale c'è più da comprendere c'e da vedere. In questo angolo dell'Africa si incontrano popoli e costumi di cui forse abbiamo sentito parlare, ma solo attraverso i nostri stereotipi occidentali. Società e culture che possiamo solo sfiorare marginalmente, ma anche quel poco che riusciamo a capire ci apre uno spiraglio su un mondo sorprendente.
Architettura Tamberma - Togo |
Si può scoprire cosa sono le compagnie Asafo e il loro ruolo nella società, comprendere il significato di un funerale Ashanti, partecipare alla spettacolare manifestazione Akwasidae, essere invitati ad entrare nelle abitazioni dei popoli del nord così vicini e così lontani tra di loro (Gondja, Dagomba, Konkomba, Bassar, Tamberma)
Si può partecipare ad un rito Vudù per rendersi conto dell'importanza di questa religione animista, riferimento per metà della popolazione del Benin, cercando di non farsi condizionare dal folclore. Lo stesso si può dire della danza del fuoco dei Tem, che la gente di Sokodè cerca di recuperare dal passato e di mantenere in vita non solo come ricordo ancestrale.
Una morte meno macabra della nostra. Alla fine degli anni '40 un giovane lasciò il villaggio di campagna dove viveva con la famiglia (o forse fu cacciato) e se ne andò ad Accra a fare il falegname. Quando il padre morì, poiché la famiglia coltivava cacao, gli costruì una bara a forma di frutto di cacao. Questa è la storia che si racconta, chissà se è vera? Sta di fatto che l'idea piacque e altri seguirono il suo esempio. Oggi in città si costruiscono bare di tutte le forme e per tutti i mestieri. In un quartiere di Accra dalle mani di provetti falegnami escono bare in legno di tutte le fogge: frutti, pesci, aerei, animali...
Si può partecipare ad un rito Vudù per rendersi conto dell'importanza di questa religione animista, riferimento per metà della popolazione del Benin, cercando di non farsi condizionare dal folclore. Lo stesso si può dire della danza del fuoco dei Tem, che la gente di Sokodè cerca di recuperare dal passato e di mantenere in vita non solo come ricordo ancestrale.
Una morte meno macabra della nostra. Alla fine degli anni '40 un giovane lasciò il villaggio di campagna dove viveva con la famiglia (o forse fu cacciato) e se ne andò ad Accra a fare il falegname. Quando il padre morì, poiché la famiglia coltivava cacao, gli costruì una bara a forma di frutto di cacao. Questa è la storia che si racconta, chissà se è vera? Sta di fatto che l'idea piacque e altri seguirono il suo esempio. Oggi in città si costruiscono bare di tutte le forme e per tutti i mestieri. In un quartiere di Accra dalle mani di provetti falegnami escono bare in legno di tutte le fogge: frutti, pesci, aerei, animali...
Non parlo di vaghe imitazioni, parlo di macchine fotografiche, camion, bottiglie di Coca Cola, tutto a dimensione umana, che non direste mai essere casse da morto (vedere le foto).
Compagnie ASAFO. Nei quartieri più poveri di Accra ed Elmina, spiccano antiche case portoghesi ormai fatiscenti, in alcune delle quali hanno sede le Asafo. Mantengono vive una cultura e una storia legata alla deportazione degli schiavi nelle Americhe e difficile da penetrare, ma che vale la pena di approfondire.
Tratta degli schiavi. Lungo tutta la costa dell'oceano sorgono castelli che Portoghesi, Inglesi e Olandesi costruirono e nel tempo si passarono di mano. Servivano come base per il commercio che intrattenevano con i regni dell'Africa interna (gli Ashanti, ad esempio) come l'oro o l'avorio. Poi nel tempo diventarono la base per un altro commercio: la tratta degli schiavi. Basta visitarne alcuni (il più importante è quello di Elmina, noi vistammo anche quello di Ouidah) per farsi un'idea dell'abominio della tratta. Diventati musei espongono reperti e soprattutto foto e riproduzioni sconvolgenti. Come Bianco e discendente dei colonialisti del passato mi sono sentito veramente male. Anche la visita del palazzo reale di Abomey (in realtà un enclave di case di pietra con il tetto di lamiera) riporta alla tratta, la lucrosa attività degli antichi re del Dahomey. Pure questo palazzo è ora un museo e conserva le memorie di un regno sanguinario, in perenne stato di guerra con i vicini che gli consentiva di catturare prigionieri da rivendere come schiavi. Era un regno molto violento (il trono di un sovrano poggia su quattro crani di nemici uccisi) e un re all'inizio dell'800 fu tanto sanguinario da essere depennato dalla lista ufficiale dei sovrani. Ancora oggi in quel periodo sembra che non abbia regnato nessuno.
Funerale Ashanti (a Kumasi). Il funerale per gli Ashanti è una celebrazione festosa in memoria del defunto, un avvenimento distinto e successivo alla sepoltura. Tramite questa celebrazione il morto entra nelle schiera degli antenati di tutta la famiglia. Come ospiti abbiamo omaggiato i capi della comunità di Kumasi presenti alla cerimonia e siamo stati a nostra volta salutati da loro con deferenza e un profondo senso dell'ospitalità.
All’ombra di grandi tendoni rossi e neri che riparavano i partecipanti dal sole, gli astanti, dopo i saluti espressi alla famiglia del defunto, offrivano doni portati con eleganza sul capo dalle donne, poi prendevano posto per assistere alle danze dei più giovani.
Un po' di natura. Qualche digressione dalla storia e dalla cultura ci permise di godere degli ultimi tratti di foresta tropicale, dei suoi alberi giganti e degli animali che la abitano. La gente che vive nella foresta Fiema Boabeng considerano le scimmie Colobus (manto nero su tutto il corpo, coda e volto cerchiato di bianco) e Monas (piccole e grigio-verdi) le incarnazioni degli antenati e quindi le rispettano come spiriti tutelari. Questo spiega la presenza di un cimitero dove vengono sepolte le scimmie che muoiono nella foresta.
I popoli della savana. A nord della foresta si entra nella savana e tutto cambia: la natura, la gente. Nello spazio di alcune decine di chilometri si possono incontrare popoli molto diversi tra di loro. Ai nostri occhi superficiali apparentemente potrebbero non presentare alcuna differenza. Ma le abitazioni dei Gondja hanno pianta rettangolare e quelle dei Dagomba l'hanno rotonda e tutti riservano una stanze separate per le moglie e per i figli. Che l'importanza delle donne sposate presso i Dagomba risiede nella quantità delle stoviglie smaltate che posseggono e che tengono in bella mostra dentro a moderne vetrine a vetri. Che le case dei Tamberma, anch'esse di terra e paglia, sembrano piccoli castelli a tre piani (somiglianti a quelli della fate) e meravigliarono, si racconta, perfino architetti famosi come Le Corbusier, colpito dalla plasticità di queste costruzioni. Grandi baobab sotto i quali la gente si radunava e la presenza di granai con il tetto di paglia ricordavano probabili influssi dei Dogon del Mali. I bambini facevano scuola all'aperto e studiavano inglese e matematica all'ombra degli alberi. Una vita povera e dura, ma non abbandonata e miserabile. Sulle abitazioni apparivano numeri e sigle che facevano riferimento a recenti censimenti e un bambino disabile era seduto su una carrozzella procurata dalla stato, ci raccontò la nostra guida. Magia. stregoneria... Un'accusa di stregoneria significa ostracismo da parte del clan e della famiglia. Nel villaggio di Gnani erano confinate le donne accusate di praticare la magia nera e dove un feticcio speciale ne poteva controllare il potere... avrebbero vissuto qui tutta la vita coltivando piccoli appezzamenti di terra... A Bangeli, villaggio Bassar, dove le abitazioni sono decorate con leggeri mosaici di pietra e conchiglie, era ancora in funzione un antico altoforno d'argilla. L'estrazione del ferro dalle montagne circostanti, accompagnata da conoscenze geologiche e convinzioni religiose si mescolano in questa forma antica di siderurgia. E notammo che lo stesso approccio ancestrale alla lavorazione del ferro appariva anche nel lavoro in una fucina di Sokodé, dove i fabbri forgiavano spade e coltello battendo il ferro con grosse pietre. Come mai? Ovviamente non è che non conoscessero l'esistenza dei martelli... E che dire della tradizionale danza del fuoco che, sempre a Sokodé, praticano ancora i Tem? Al centro del villaggio un gran fuoco arrossava i volti dei presenti, che danzavano al ritmo incalzante dei tamburi.
Vita sull'acqua. Gli abitanti, di etnia Tofinou, di Ganvié vivono in case di legno costruite su palafitte piantate nel lago Nokoue. Navigando sui canali in mezzo alle case potevo pensare di essere su un fiume qualsiasi dell'Amazzonia o sul lago Inle in Myanmar. La vita era la stessa: uomini donne e bambini pagaiavano di fianco a noi occupati nelle più diverse faccende. Molti pescavano. Calma e lentezza nei movimenti, sorrisi di bambini che si tuffavano in acqua, donne indaffarate a vendere i loro prodotti. Al mercato nessun banco, solo piroghe, perché a Ganvié non ci sono strade, ma solo canali.
Compagnie ASAFO. Nei quartieri più poveri di Accra ed Elmina, spiccano antiche case portoghesi ormai fatiscenti, in alcune delle quali hanno sede le Asafo. Mantengono vive una cultura e una storia legata alla deportazione degli schiavi nelle Americhe e difficile da penetrare, ma che vale la pena di approfondire.
Tratta degli schiavi. Lungo tutta la costa dell'oceano sorgono castelli che Portoghesi, Inglesi e Olandesi costruirono e nel tempo si passarono di mano. Servivano come base per il commercio che intrattenevano con i regni dell'Africa interna (gli Ashanti, ad esempio) come l'oro o l'avorio. Poi nel tempo diventarono la base per un altro commercio: la tratta degli schiavi. Basta visitarne alcuni (il più importante è quello di Elmina, noi vistammo anche quello di Ouidah) per farsi un'idea dell'abominio della tratta. Diventati musei espongono reperti e soprattutto foto e riproduzioni sconvolgenti. Come Bianco e discendente dei colonialisti del passato mi sono sentito veramente male. Anche la visita del palazzo reale di Abomey (in realtà un enclave di case di pietra con il tetto di lamiera) riporta alla tratta, la lucrosa attività degli antichi re del Dahomey. Pure questo palazzo è ora un museo e conserva le memorie di un regno sanguinario, in perenne stato di guerra con i vicini che gli consentiva di catturare prigionieri da rivendere come schiavi. Era un regno molto violento (il trono di un sovrano poggia su quattro crani di nemici uccisi) e un re all'inizio dell'800 fu tanto sanguinario da essere depennato dalla lista ufficiale dei sovrani. Ancora oggi in quel periodo sembra che non abbia regnato nessuno.
Funerale Ashanti (a Kumasi). Il funerale per gli Ashanti è una celebrazione festosa in memoria del defunto, un avvenimento distinto e successivo alla sepoltura. Tramite questa celebrazione il morto entra nelle schiera degli antenati di tutta la famiglia. Come ospiti abbiamo omaggiato i capi della comunità di Kumasi presenti alla cerimonia e siamo stati a nostra volta salutati da loro con deferenza e un profondo senso dell'ospitalità.
All’ombra di grandi tendoni rossi e neri che riparavano i partecipanti dal sole, gli astanti, dopo i saluti espressi alla famiglia del defunto, offrivano doni portati con eleganza sul capo dalle donne, poi prendevano posto per assistere alle danze dei più giovani.
Akwasidae (a Kumasi). L'inizio del mese Ashanti è giorno di festa nel palazzo reale di Kumasi con solenni celebrazioni. E' l'Akwasidae: musica, danze, sfilate, dignitari, ministri e sacerdoti, cantastorie, cortigiani che portano doni, spade rituali, vecchi fucili e tamburi. Dopo riti organizzati in sale inaccessibili al pubblico, arriva la grande manifestazione pubblica. Sotto un ombrello che la ripara dal sole, viene portata la sedia del Re vestito di tessuti vivaci e coperto di gioielli d’oro massiccio. Dignitari, portatori di spade rituali, guardiani armati di fucili antichi e di ventagli di piume di struzzo precedono il re. Accanto a lui siedono gli anziani e i consiglieri. Durante la cerimonia i cortigiani offrono regali di ogni genere.
Akwasidae - Kumasi - Ghana |
I cantastorie raccontano la storia dei re Ashanti, i suonatori di tamburi e di trombe scandiscono i tempi della celebrazione. E' un popolo ricco (attorno al palazzo reale erano posteggiati auto e SUV degni di una capitale europea) e se questa corte regale, che mostra rituali e simboli di un potere che nelle istituzioni del paese formalmente non conta più nulla, gli Ashanti in Ghana sono invece molto influenti. Tanto che ci rivelarono che il re, celebrato nell'Akwasidae alla quale fummo presenti, era rientrato da Londra, dove svolgeva l'attività di avvocato, proprio per salire sul trono del regno degli Ashanti. E che forse questa notizia corrispondesse al vero lo dimostravano gli omaggi e gli atti di deferenza che gli rivolgevano, a capo chino, i rappresentati (bianchi) di molte società occidentali che operavano nel paese. E ci dissero che questo rituale si ripeteva in occasione di ogni Akwasidae.
Un po' di natura. Qualche digressione dalla storia e dalla cultura ci permise di godere degli ultimi tratti di foresta tropicale, dei suoi alberi giganti e degli animali che la abitano. La gente che vive nella foresta Fiema Boabeng considerano le scimmie Colobus (manto nero su tutto il corpo, coda e volto cerchiato di bianco) e Monas (piccole e grigio-verdi) le incarnazioni degli antenati e quindi le rispettano come spiriti tutelari. Questo spiega la presenza di un cimitero dove vengono sepolte le scimmie che muoiono nella foresta.
Scimmie Colobus al parco nat. di FIEMA BOABENG- Ghana |
I popoli della savana. A nord della foresta si entra nella savana e tutto cambia: la natura, la gente. Nello spazio di alcune decine di chilometri si possono incontrare popoli molto diversi tra di loro. Ai nostri occhi superficiali apparentemente potrebbero non presentare alcuna differenza. Ma le abitazioni dei Gondja hanno pianta rettangolare e quelle dei Dagomba l'hanno rotonda e tutti riservano una stanze separate per le moglie e per i figli. Che l'importanza delle donne sposate presso i Dagomba risiede nella quantità delle stoviglie smaltate che posseggono e che tengono in bella mostra dentro a moderne vetrine a vetri. Che le case dei Tamberma, anch'esse di terra e paglia, sembrano piccoli castelli a tre piani (somiglianti a quelli della fate) e meravigliarono, si racconta, perfino architetti famosi come Le Corbusier, colpito dalla plasticità di queste costruzioni. Grandi baobab sotto i quali la gente si radunava e la presenza di granai con il tetto di paglia ricordavano probabili influssi dei Dogon del Mali. I bambini facevano scuola all'aperto e studiavano inglese e matematica all'ombra degli alberi. Una vita povera e dura, ma non abbandonata e miserabile. Sulle abitazioni apparivano numeri e sigle che facevano riferimento a recenti censimenti e un bambino disabile era seduto su una carrozzella procurata dalla stato, ci raccontò la nostra guida. Magia. stregoneria... Un'accusa di stregoneria significa ostracismo da parte del clan e della famiglia. Nel villaggio di Gnani erano confinate le donne accusate di praticare la magia nera e dove un feticcio speciale ne poteva controllare il potere... avrebbero vissuto qui tutta la vita coltivando piccoli appezzamenti di terra... A Bangeli, villaggio Bassar, dove le abitazioni sono decorate con leggeri mosaici di pietra e conchiglie, era ancora in funzione un antico altoforno d'argilla. L'estrazione del ferro dalle montagne circostanti, accompagnata da conoscenze geologiche e convinzioni religiose si mescolano in questa forma antica di siderurgia. E notammo che lo stesso approccio ancestrale alla lavorazione del ferro appariva anche nel lavoro in una fucina di Sokodé, dove i fabbri forgiavano spade e coltello battendo il ferro con grosse pietre. Come mai? Ovviamente non è che non conoscessero l'esistenza dei martelli... E che dire della tradizionale danza del fuoco che, sempre a Sokodé, praticano ancora i Tem? Al centro del villaggio un gran fuoco arrossava i volti dei presenti, che danzavano al ritmo incalzante dei tamburi.
Danza del fuoco (popolazione Tem) - Sokodè - Togo |
Si lanciavano sul fuoco, si infilavano tizzoni ardenti in bocca, se li sfregavano sul corpo, da ogni parte. Sembravano non avvertire alcuna dolore. Coraggio? Trucchi? Difficile capire... Io ho preferito pensare alla magia e alla protezione di qualche feticcio.
Vudù. Il contatto con le divinità Vudù avviene durante cerimonie e riti accompagnati da canti, preghiere, danze, offerte e sacrifici di animali. Partecipare ad una cerimonia vudù, religione tradizionale del litorale del golfo di Guinea è una esperienza sconvolgente. Nel Togo e soprattutto nel Benin il vudù è la religione animista di riferimento, tramandata di generazione in generazione e ancora praticata con fervore. Un'esperienza molto più ricca e complessa di quanto possiamo ritenere noi Occidentali, convinti che il vudù sia solo una banale forma di magia nera. Senza conoscerla la collochiamo sbrigativamente tra le manifestazioni folcloristiche. Si tratta invece di una religione che combina elementi ancestrali derivanti dall'animismo tradizionale africano praticato in Benin fin da prima del colonialismo. E dà significato alla vita di milioni di persone (almeno la metà della popolazione del Benin) che nella stragrande maggioranza dei casi abbracciano contemporaneamente la religione cattolica. La trance rimane la manifestazione più impressionante e spettacolare della comunione che si stabilisce tra l'individuo e la divinità: gli dei o gli spiriti degli antenati scivolano nel corpo della persona in trance e parlano per bocca sua. Quando il rito al quale stavamo partecipando era ancora lontano dal termine, la nostra guida ci consigliò di andarcene. Secondo lui la manifestazione stava degenerando e diventava pericolosa per via degli eccessi a cui si stavano abbandonando alcuni partecipanti: mentre lasciavamo la manifestazione un ragazzo, con gli occhi spiritati portava in giro tra i denti la capretta che era appena stata sacrificata.
Vudù. Il contatto con le divinità Vudù avviene durante cerimonie e riti accompagnati da canti, preghiere, danze, offerte e sacrifici di animali. Partecipare ad una cerimonia vudù, religione tradizionale del litorale del golfo di Guinea è una esperienza sconvolgente. Nel Togo e soprattutto nel Benin il vudù è la religione animista di riferimento, tramandata di generazione in generazione e ancora praticata con fervore. Un'esperienza molto più ricca e complessa di quanto possiamo ritenere noi Occidentali, convinti che il vudù sia solo una banale forma di magia nera. Senza conoscerla la collochiamo sbrigativamente tra le manifestazioni folcloristiche. Si tratta invece di una religione che combina elementi ancestrali derivanti dall'animismo tradizionale africano praticato in Benin fin da prima del colonialismo. E dà significato alla vita di milioni di persone (almeno la metà della popolazione del Benin) che nella stragrande maggioranza dei casi abbracciano contemporaneamente la religione cattolica. La trance rimane la manifestazione più impressionante e spettacolare della comunione che si stabilisce tra l'individuo e la divinità: gli dei o gli spiriti degli antenati scivolano nel corpo della persona in trance e parlano per bocca sua. Quando il rito al quale stavamo partecipando era ancora lontano dal termine, la nostra guida ci consigliò di andarcene. Secondo lui la manifestazione stava degenerando e diventava pericolosa per via degli eccessi a cui si stavano abbandonando alcuni partecipanti: mentre lasciavamo la manifestazione un ragazzo, con gli occhi spiritati portava in giro tra i denti la capretta che era appena stata sacrificata.
I feticci. I feticci sono la rappresentazione astratta della divinità Vudù, offerte e rituali a loro rivolti consentono di entrare in contatto con la divinità. Un feticcio dimostra la grande capacità di astrazione dei popoli che praticano questa religione. In Benin i feticci, di ogni forma e dimensione, sorgono ovunque. Pensando ad un feticcio togliamoci della testa la bamboline costruite dalla fattucchiere con gli spilloni conficcati da ogni parte. I feticci possono essere qualsiasi oggetto di qualsiasi forma: un sasso, un albero, una conchiglia. A Savalou il feticcio più importante e potente del paese è costituito da un cumulo di sostanza organica maleodorante di diversa provenienza (tra cui sangue e penne di gallina) sul quale un incaricato dalla nostra guida compì un rito in nostro onore, per noi incomprensibile. Versava sul feticcio un liquido giallo e vi piantò un piolo di legno.
C'è un mercato dei feticci a Lomé, il più grande del mondo, specializzato anche in prodotti necessari alla medicina tradizionale e ai suoi guaritori. I più si definivano erboristi e guaritori tradizionali. Ognuno esponeva la sua merce. C'erano i feticci di produzione umana: bambole: maschere, pupazzi, tamburi. Ma quelli che impressionavano di più erano i feticci "naturali", cioè derivati dalla natura ed essiccati malamente per garantirne un minimo di conservazione.
Provo a farne un elenco, sicuro che molti mi saranno sfuggiti: corna, ossa, code, pelli, teste e zampe di ogni specie di animale domestico o selvaggio (leopardo e coccodrillo compresi), serpenti, ricci, pesci palla, ossi di seppia, camaleonti. Poi c'era un'infinità di uccelli, dai più piccoli fino agli avvoltoi. E' una tradizione che si perpetua da una generazione all'altra. Un ragazzo di circa vent'anni mi ha offerto l'acquisto di una camaleonte essiccato. Ho rifiutato l'offerta ma ho ammirato la sua maglietta con su stampati i ritratti dei Beatles. Provare per credere.
Vita sull'acqua. Gli abitanti, di etnia Tofinou, di Ganvié vivono in case di legno costruite su palafitte piantate nel lago Nokoue. Navigando sui canali in mezzo alle case potevo pensare di essere su un fiume qualsiasi dell'Amazzonia o sul lago Inle in Myanmar. La vita era la stessa: uomini donne e bambini pagaiavano di fianco a noi occupati nelle più diverse faccende. Molti pescavano. Calma e lentezza nei movimenti, sorrisi di bambini che si tuffavano in acqua, donne indaffarate a vendere i loro prodotti. Al mercato nessun banco, solo piroghe, perché a Ganvié non ci sono strade, ma solo canali.
Bell'articolo! Veramente interessante la parte sul Vudù. Mi trovo ad Accra in questo momento e qui il misto tra la religione Cattolica e l'Animismo è assai presente.
RispondiEliminaSegnalo il pezzo che ho scritto sul Ghana, così i lettori possono farsi una idea ancora migliore di quello che li aspetta nel caso decidano di fare un viaggio in queste terre!
http://giuliobe.wordpress.com/2014/03/24/la-costa-doro/
Grazie del contributo, anche se troppo in ritardo. Ciao
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