lunedì 15 agosto 2022

Viaggio in Pantanal (Brasile)

Giaguaro, Pantanal,
Brasile
Paese attraversato: Brasile
Itinerario: Rio dea Janeiro, Campo Grande, Pantanal del Sud, Cuiabà, Porto Joffre. Pantanal
del Nord, Cuiabà, San Paulo
Periodo: luglio 2022
Durata: due settimane

Diversi fiumi scendono dal Cerrado, un altopiano che si erge al centro-sud del Brasile. Tra essi il Tre Fratelli, il San Lorenzo e il Piquirì che confluiscono nel Cuiabà e uniti sfociano nel grande fiume Paraguay che, a sua volta, si perde poi nel grandissimo Paranà che vicino a Buenos Aires sbocca nell’oceano Atlantico. Queste informazioni sommarie servono per indicare che siamo al centro di un vasto sistema alluvionale di importanza mondiale. Nel periodo delle piogge una massa imponente d’acqua scende dal Cerrado, il livello dei fiumi si alza di cinque o sei metri facendoli esondare. E così nei mesi di gennaio, febbraio e marzo questo territorio enorme di quasi 200.000 km quadrati, che in parte sconfina anche in Bolivia e Paraguay (pari a due terzi dell’Italia,) finisce sott’acqua, in attesa che la stagione secca riporti i fiumi nel loro alveo naturale. Questo territorio si chiama Pantanal.

E' il regno del giaguaro e non solo, un patrimonio naturale (ovviamente UNESCO) di inestimabile valore. Dopo averlo visitato, mi auguro che il Pantanal riesca a salvare in futuro le caratteristiche e il territorio attuali, se non altro perché le inondazioni periodiche impediscono che l’allevamento del bestiame e la coltivazione di mais e soia oltrepassino i territori già conquistati, sottratti a questa immensa pianura alluvionale. Spero cioè che l’assedio si fermi. E spero anche che qui non si scoprano in futuro riserve di idrocarburi o altre materie prime. Sarebbe la fine per il Pantanal.

E’ stato un viaggio duro. Il Pantanal è lontano dall’Italia e scomodo da raggiungere, i trasferimenti sono pesanti (aerei, auto, barche…), ma si è ripagati dalla sua bellezza, soprattutto se si è anche un po’ fotografi.

Temevo che avvistare gli animali (soprattutto il giaguaro) in un territorio boscoso fosse difficile, mi immaginavo improvvise e fugaci apparizioni subito nascoste dalla vegetazione, invece… quasi trenta avvistamenti del magnifico felino e di molti altri animali, anche molto rari come il formichiere, la lontra gigante e l’anaconda, mi hanno smentito. E non si è mai trattato di avvistamenti sporadici, ma di contatti che sono durati a lungo, delle mezze ore. E questa possibilità mi ha permesso di assistere a comportamenti e attività sorprendenti come poche volte mi è successo nei viaggi precedenti, anche quelli che avevano come unico scopo l’osservazione degli animali in natura. E mi ha dato la sensazione che il Pantanal sia un mondo dove conti poco dove ti trovi, che un posto valga l’altro. Non è così, ovviamente, tuttavia la presenza e la distribuzione della fauna è talmente ricca che ho avuto questa impressione. O, magari, ho avuto solo molta, moltissima fortuna. Non ho quindi suggerimenti o indicazioni da dispensare, consiglio solo di andarci. E’ ovvio che questo è stato il mio viaggio, altri viaggiatori faranno il loro, vedranno animali e situazioni che io non ho visto e viceversa.

Essermi immerso nel mondo sorprendente e vario del Pantanal, essere stato testimone di molte scene che vedevano gli animali oziare o impegnati nelle varie attività sollecitate dalla loro natura, mi ha suggerito di raccontare il viaggio in un modo diverso dal solito. Parlerò così degli animali che ho incontrato non per descrizioni fisiche, ma attraverso i loro comportamenti, cercando di resistere alla tentazione disneyana di umanizzarli, cioè di trasferire a loro i sentimenti propri dell’uomo. Faccio qualche esempio per evidenziare gli errori psicologici nei quali noi umani spesso cadiamo e che vorrei evitare: applicare le categorie di bontà e tenerezza a qualsiasi mammifero che allatti, quelle di crudeltà e ferocia agli stessi felini quando cacciano, infine quella di repulsione ai rettili comunque e sempre… Siamo noi ad applicare loro queste categorie, tipiche degli umani, loro si comportano solo come natura detta. La fortuna di assistere da vicino a scene e ad azioni tanto straordinarie mi hanno spinto a scegliere qualche verbo e alcune foto (trovate tutto di seguito) che spero bastino a fare breccia nel vostro cuore.

Prima però vorrei rendere omaggio al più bell'avviso di mantenimento delle distante di sicurezza anti COVID che abbia mai visto

Nel Pantanal la distanza di sicurezza anti-COVID è di 2 capibara. Geniale o no?

Accudire. 

Dalle pagine dei social ci guardano gattini e cagnolini con gli occhioni umidi che richiamano i like di chi guarda. Se poi sono femmine che allattano una nidiata di cuccioli… In Pantanal non ricordo di aver visto cani o gatti e quindi affido a questa famiglia di capibara la parola “accudire”. La femmina allatta, il maschio fa la guardia. Il capibara è il più grande roditore del mondo, non riscuote molte simpatie per via della presunta somiglianza con il topo di cui, intanto, non ha la coda che suscita ribrezzo in molti umani. A me invece è molto simpatico. Per inciso, qualcuno ha mai visto un topo simile al capibara, dimensioni a parte? Guardatelo bene.

Famiglia di capibara, Pantanal, Brasile

Cacciare. 

E’ il verbo che si addice ai felini, dalla tigre al nostro gatto, ai canidi (come i licaoni, ad esempio) agli orsi e molti altri animali di dimensioni più contenute, invece ho potuto osservare come si addica perfettamente anche alle lontre giganti. La lontra è una animale molto raro, tuttavia in altri viaggi ero riuscito ad avvistare le lontre di mare mentre pescavano i molluschi e ne rompevano il guscio sbattendolo su un sasso che tenevano sulla pancia. E intanto nuotavano placidamente di schiena sulla superfice del mare. Senza tenere in conto il punto divista dei molluschi, una scena quasi tenera. In Pantanal, invece, ho potuto vedere le loro cugine, le lontre giganti (130 cm di lunghezza) mentre andavano a caccia di pesci. Delle belve dotate di denti di cinque centimetri. Sono rimasto meravigliato dalla loro velocità, agilità e gioco di squadra (erano in cinque che cacciavano insieme). Nuotavano velocissime, si immergevano a turno ed emergevano (almeno due volte su tre) con un pesce in bocca che sbranavano con due o tre morsi, immobilizzandola con le zampe anteriori come noi usiamo le mani per portare il cibo alla bocca. Abbiano accompagnato la loro caccia per più di un’ora. In quel lasso di tempo hanno fatto una strage. Affido quindi senz’altro, per questo viaggio, alla caccia della lontra gigante il compito di rappresentare il verbo “cacciare”.

La caccia della lontra gigante, Pantanal, Brasile

Correre. 

I giaguari stavano in pace tranquilli, oziavano all’ombra, i formichieri giganti correvano, ma troppo goffamente e troppo lontani, come altri, forse preoccupati della nostra presenza. Alla fine, se devo individuare un animale a cui affidare la parola “correre”, devo promuovere il coati, un piccolo parente del procione (o orsetto lavatore). I componenti del branco che ci ha attraversato la pista per motivi che solo loro conoscevano, mostravano un’eleganza che la luce del tramonto esaltava. E i raggi del sole filtravano attraverso le loro lunghe code ad anelli bianchi e neri facendole apparire soffici piumini dai contorni indefiniti.

La corsa del coati, Pantanal, Brasile

Corteggiare. 

Ho visto spesso dal vivo o su qualche documentario il corteggiamento e l’accoppiamento nel mondo animale, tuttavia le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Ho assistito a una lunga scena di corteggiamento di una coppia di sterne, un elegante uccello bianco e nero di 30 cm di lunghezza. Il maschio ha pescato un pesce, l’ha sciacquato accuratamente nel fiume e l’ha offerto, tenendolo nel becco, alla femmina, reticente all’inizio. La sceneggiata, tra offerte e rifiuti, è andata avanti per parecchio tempo. Maschio e femmina sono identici e quindi, in seguito a molti cambi di posizione, non sono sicuro che alla fine il pesce sia stato accettato. E non so se chi l’ha mangiato fosse la femmina o il maschio. A questa coppia di sterne assegno senz’altro quindi l’incarico di rappresentare la parola “corteggiare”.

Il corteggiamento della sterna, Pantanal, Brasile

Giocare.

Attività che i nostri ragazzi fanno sempre meno, se si escludono i videogiochi. Gli animali non hanno questi problemi, per loro il gioco significa prepararsi per la vita da adulti, imparare a cavarsela da soli, consolidare le relazioni di gruppo. Come questi giaguari già molto cresciuti, ma ancora abbastanza giovani da voler ancora dare significato alla parola “giocare”.

Due giovano giaguari si allenano alla vita da adulti simulando una lotta, Pantanal, Brasile

Osservare (e essere osservati). 

E’ commovente osservare le attività degli animali, rimarrei ore a guardarli e soprattutto a scrutare i loro occhi che, anche per loro, credo siano lo specchio dell’anima. Se guardare negli occhi un leone o un elefante o un uccello è una profonda emozione, forse è ancora più emozionante essere da loro osservato. Perché mi sembra che solo in quei momenti si accorgano di me e non mi considerino un dettaglio insignificante dell’ambiente che ci circonda, che si sia instaurato una sorta di contatto privilegiato e intenso che, purtroppo, so che durerà solo un attimo. Vale, ovviamente, soprattutto per gli animali più empatici, in questo viaggio per i giaguari. Erano tranquilli, oziosi e avevano tempo, avevo tempo io, e riuscivamo a guardarci, di tanto in tanto, negli occhi. E’ questo giaguaro quindi il degno rappresentante delle parole “guardare” ed “essere guardati”.

Sentirsi piccoli piccoli sotto lo sguardo di un giaguaro, Pantanal, Brasile

Sfoggiare. 

Sono molte le forme e le caratteristiche degli animali del Pantanal per le quali possiamo usare la parola “sfoggiare”, eliminando da essa, ovviamente, le componenti di compiacimento e ostentazione che lasciamo all’uomo. Il formichiere gigante (oltre due metri di lunghezza) ad esempio sfoggia una coda maestosa, il caimano sfoggia l’interno della bocca sorprendentemente rosa, gli ara sfoggiano colori del piumaggio quanto mai sgargianti e appariscenti. Ecco, pensandoci bene, sono i colori che più di ogni altra proprietà danno conto di "sfoggiare".

Ara macao blu e giallo, Pantanal, Brasile

Pescare. 

Se, nel caso delle lontre giganti, abbiamo definito caccia catturare i pesci in acqua, nel caso degli uccelli che prendono gli stessi pesci nello stesso fiume parlerei di pesca. Sono molti qui gli uccelli pescatori e alcuni hanno addirittura riferimenti alla pesca nel nome, come il martin pescatore o la poiana pescatrice. E proprio alla poiana pescatrice affido la rappresentanza di “pescare”. L’eleganza, la precisione, la simmetria perfetta di ali e artigli nel momento in cui ghermiscono la preda fanno di questo uccello un esempio superbo della potenza della natura.

Poiana pescatrice, Pantanal, Brasile

Riposare/oziare. Se l’ozio è il padre dei vizi, teniamocelo per noi uomini. Gli animali hanno un solo mandato dalla natura: perpetuare la specie. Quindi le sole attività necessarie allo scopo sono: alimentarsi per mantenersi in vita e riprodursi. Fatto questo, tutto il resto non serve, cioè gli animali molto saggiamente non sprecano energie che non siano finalizzate al compito avuto dalla natura. E quindi non oziano, ma riposano, risparmiano energie. Buon riposo giaguaro, pensa tu a sostenere la parola “riposare”, che non venga confusa con “oziare”.

Il riposo del giaguaro, Pantanal, Brasile

Volare. 

A volare ci provarono per primi Dedalo e Icaro, Dedalo riuscì nell’impresa, Icaro invece, inebriatosi del volo, si avvicinò troppo al sole e fece la fine che conosciamo. Leonardo da Vinci studiò a fondo il modo di elevare l’uomo al cielo, ma alla fine se siamo riusciti a vincere la forza di gravità abbiamo dovuto ricorrere alla tecnologia e a velivoli di varia natura. Io mi sono rassegnato da tempo alla mia esistenza pedestre, anche se ogni volta che osservo il volo di un uccello, soprattutto di quelli che si librano in aria quasi senza battere le ali, rimango affascinato e confesso di provare una punta di invidia. Ma mi accontento di ammirare il volo di chi è nato per questo, come la coppia di ara rossi che riporto qui di seguito e che danno senso alla parola “volare”. 

Il volo degli ara macao rossi e blu, Pantanal, Brasile


2 commenti:

  1. Troppo bello!!!!.....Che emozione deve essere l'incontro ravvicinato con queste creature!!!...
    Complimenti per il Blog !!!...grande Vio!!!....

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    1. Ciao, Anonimo. Grazie, Sì, l'emozione è stata grande, come in tanti altri viaggi, perc hè il mondo è meraviglioso.

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