Intinerario: in Germania: Colonia, Spira (Speyer), Tubinga, Ulm, Lago di Costanza, penisola di Reichenau; in Francia: Strasburgo; in Svizzera: cascate di Sciaffusa, San Gallo; in Liechtenstein: Vaduz
Periodo: luglio 2022
Durata: due settimane
Un piccolo viaggio nella storia dell’Europa centrale, seguendo il fiume Reno da Colonia alla sorgente in Svizzera. Un viaggio lungo una frontiera che, fin dall’era cristiana (mi si conceda la grezza approssimazione), ha separato il mondo greco-romano (e gallico, dopo la conquista di Giulio Cesare) da quello germanico, la cultura latina da quella teutonica, il Cattolicesimo dal Protestantesimo.
“Varo, Varo, rendimi la mie legioni!” fu, secondo la tradizione, l’invocazione disperata dell’imperatore romano Augusto dopo la disfatta subita dalle legioni romane comandate da Publio Quintilio Varo di fronte a una coalizione di tribù germaniche. Ci sono date che determinano un cambio irreversibile nel cammino della storia. La sconfitta e la morte di Varo nella battaglia decisiva di Teotoburgo (a nord di Colonia) fu una di queste. Era l’anno 9 dopo Cristo. Dopo la disfatta, i romani, fino al crollo dell’impero (476 d.C.) e dopo aver tentato per tutto il primo secolo avanti Cristo, rinunciarono per sempre a costituire una provincia romana al di là del Reno.
E questa
separazione si è mantenuta nei secoli manifestandosi, a volte apertamente nei
conflitti bellici che si sono succeduti da allora, a volte sottotraccia in
altri campi e occasioni. E, con un po’ di attenzione, l’ho colta anch’io qua e
là durante il viaggio. E’ bastato andare da Colonia a Strasburgo, entrambe
sulle sponde del grande fiume, ma una a est (in Germania) e una a ovest (in
Francia).
Un viaggio
fuori dai grandi distretti industriali tedeschi, attraverso regioni verdi e ben
tenute (come la Foresta Nera), strade perfette percorse da automobilisti
rispettosi delle regole, centinaia di chilometri di vere piste ciclabili molto
frequentate da ciclisti altrettanto rispettosi e mucche al pascolo in ogni
dove.
Ma un
viaggio che è stato anche uno doloroso slalom tra quanto la seconda guerra
mondiale ha risparmiato e quanto invece ha annientato.
L'albero di maggio in un villaggio della Selva Nera, Germania |
Colonia. Distrutta quasi completamente dalla seconda guerra mondiale, rimane una fortuna che il suo duomo, il cui completamento richiese quasi seicento anni, pur colpito ripetutamente dai bombardamenti alleati, non sia collassato. Così oggi domina ancora la città con le sue due torri campanarie alte più di 150 metri. La sua vista dal ponte Hoenzollern (il bellissimo ponte liberty in ferro dell’inizio del ‘900, umiliato purtroppo dall’inarrestabile e demenziale mania di attaccarci milioni di lucchetti pegni d’amore) è spettacolare. Se ha resistito alla guerra, il duomo non è riuscito purtroppo a resistere all’assedio della città, antica e moderna. La sua vista è oltraggiata infatti dalla costruzione dei troppo vicini musei Romano e Ludwig, abbastanza alti da impedire che gli alberi circostanti possano nasconderli. E anche la cura di questa stupenda costruzione sembra lasciar molto e desiderare: i muri esterni sono neri a causa dell’inquinamento, nonostante alcune zone (poche) ripulite dimostrino con evidenza la bellezza della pietra chiara che fa risaltare alla luce del sole le sculture che l’abbelliscono. Ripulire il duomo immagino sia un’impresa costosa, ma da una nazione ricca come la Germania, non mi sarei aspettato di trovare in questo stato, nel 2022, forse il più bel monumento del paese. Da cinquant’anni, per dire, vado a Parigi almeno una volta all’anno e fin dalla prima volta (prima dell’incendio) ho visto Notre Dame ricoperta dai ponteggi più e più volte per la pulizia delle sue pietre. Ci sarebbe da imparare.
Il duomo di Colonia, Germania |
Meno famose e conosciute del duomo, ma comunque da non perdere, le 12 chiese romaniche (X-XIII secolo) che punteggiano il centro storico. Cariche di storia e di gloria hanno subito nei secoli rimaneggiamenti e modifiche, ma gli interni si sono conservati egregiamente e meritano senz’altro una visita. Rimarchevoli alcuni manufatti originali custoditi: sarcofagi romani, mosaici, vetrate, statue lignee… Le chiese sono tutte a portata di passeggiata, una giornata è sufficiente per visitarne una buona parte, se non tutte.
Il duomo,
le chiese romaniche, le case con le facciate colorate che si affacciano sul
lungo Reno… di più non ho trovato a Colonia.
Spira (in tedesco Speyer). Una delle più importanti città del Sacro Romano Impero. Che la relativamente piccola Spira (50.000 abitanti) abbia avuto nei secoli una rilevante importanza storica e politica lo dimostra il suo maestoso duomo (patrimonio UNESCO) costruito nell’XI secolo in perfetto stile romanico. E lo dimostra anche il fatto che lo stesso duomo ha il privilegio di custodire sotto l’altare maggiore, nella cripta più vasta del paese, sorprendentemente bella nella sua semplicità, le tombe di una ventina di imperatori, imperatrici, regnanti, reali e vescovi tedeschi. Anche Federico Barbarossa pare fosse destinato da essere sepolto qui, ma essendo morto in oriente durante la terza Crociata...
Il duomo romanico di Spira, Germania |
Per questo penso che una visita a
Spira, che includa anche una passeggiata lungo il Reno e lungo la strada
principale che l’attraversa da una capo all’altro, sia altamente consigliabile.
Strasburgo. Non ho molto da aggiungere su Strasburgo a quanto tutti già sappiamo. Troppo conosciuta, troppo famosa, troppo bella. Ripeterei cose troppo note. Preferisco richiamare l’attenzione su Riquewihr, un meraviglioso paesino poco distante da Strasburgo, tra i più belli di Francia, che possiamo chiamare “il paese delle fiabe”. Non solo per le sue stradine dai tetti spioventi e le case color pastello che vi si affacciano, le fontane, le botteghe artigiane, le cicogne (il simbolo della regione, l’Alsazia) che la sorvolano lasciando e ritornando ai grandi nidi aggrappati ai camini delle case, ma anche perché ha dato i natali a Jean-Jacques Waltz, in arte “Hansi” o “Oncle Hansi” (zio Hansi). Nome tedesco, anima assolutamente francese.
Un classico disegno di Oncle Hansi, Riquevihr, Germania |
Tubinga.
Un gioiello, questo
posso dire di Tubinga. Risparmiata quasi completamente dalla II guerra mondiale,
offre al visitatore un centro storico intatto di una bellezza rara. Le antiche
case, perfettamente mantenute, con elementi architettonici in legno, colorate,
soprattutto quelle che si affacciano sul fiume Neckar, la spettacolare piazza
del mercato danno la sensazione, a chi osserva con animo predisposto, di
trovarsi nel mondo delle fiabe dei fratelli Grimm. Tubinga ha anche dimensioni
“umane”, circa 90.000 abitanti, di cui un terzo studenti di una delle più
antiche università tedesche. Questo le regala un’atmosfera vivace e attiva che
la fa assomigliare a Bologna, a parte la merda che imbratta i nostri muri e i
nostri portici e che a Tubinga (salvo eccezioni veramente rare) non esiste. Beati
loro. Non conoscendo la realtà non posso giudicare, ma ho avuto anche la
sensazione che qui non esista la diatriba sulla percentuale di studenti sulla
popolazione totale, che a Bologna, sostengono alcuni, sarebbe troppo alta.
Le case si affacciano sul fiume Neckar, Tubinga, Germania |
Il duomo di Ulm, Germania |
Non si va a
certo a Ulm perché vi è nato Einstein, ma per visitare il grandioso duomo
luterano in stile gotico che sovrasta la città. Lo caratterizza l’unico
campanile (di solito nelle chiese gotiche sono due) alto 162 metri (il più alto
del mondo, dicono). Intorno, il centro storico, che presenta le conseguenze
della guerra con edifici ricostruiti in stile poco consono al contorno, non
appare alla sua altezza.
Andando
verso sud il viaggio si inoltra nella Selva Nera, una vasta regione nel
sud-ovest della Germania, boscosa e montuosa, spartiacque tra i bacini del Reno
e del Danubio che nasce proprio da queste parti prima di intraprendere il lungo
cammino che lo porta al Mar Nero. E Ulm, unica di tutte le città qui nominate,
non si affaccia sul Reno, ma proprio sul Danubio. L’antico quartiere che scende
verso il fiume con le vecchie case a graticcio e i canali di acqua trasparente
meritano certamente una passeggiata.
La chiesa dei SS Pietro e Paolo, Reichenau, Germania |
Nel 724 venne fondata nella penisola l’abbazia benedettina di Reichenau che raggiunse il suo massimo splendore all’inizio del secondo millennio. Dell’abbazia oggi rimane la chiesa dei santi Maria e Marco. A questa tra l’VIII e IX secolo si aggiunsero la chiesa dei Santi Pietro e Paolo e quella di San Giorgio. Anche queste ultime, sempre in stile architettonico romanico, sono arrivate fino a noi. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è stata molto rimaneggiata in stile barocco-rococò, ma ha salvato i begli affreschi dell’XI secolo. La chiesa abbaziale merita per alcune opere lignee e affreschi del 5-600 e per l’altare-reliquiario di San Marco. Ma è soprattutto la chiesa di San Giorgio a meritare attenzione per il bellissimo ciclo di affreschi che copre le pareti, un po’ sbiaditi, ma ricordiamo che sono opere dell’anno mille! Sulle pareti Cristo viene raffigurato come Signore sulla malattia, sulla forza della natura e sulla morte, argomenti che preoccupavano molto gli uomini del medio evo.
Tutte e tre le chiese sono, ovviamente, patrimonio UNESCO e presentano, forse proprio per questo, le sole descrizioni in inglese che ho trovato lungo tutto il viaggio. Una pecca tedesca non da poco.
Cascate
di Sciaffusa. Le
immaginavo più piccole. Certo non sono le cascate Vittoria o del Niagara, tuttavia
qui il Reno, pur ancora vicino alla sorgente, ha un bel balzo che, sulla via di casa, merita una deviazione.
Le cascate di Sciaffusa, Svizzera |
San Gallo. La città svizzera non è male, ha un centro storico ben mantenuto, ma la ragione della visita sta tutta nella cattedrale barocca compresa nel complesso dell’abbazia di San Gallo (XVIII secolo, patrimonio UNESCO) e della sua strabiliante biblioteca barocco-rococò. E’ una tappa molto importante della Strada del barocco dell'Alta Svevia di cui ho parlato in questo post e al quale rimando gli interessati
Vaduz: a Vaduz, capitale del minuscolo stato
(stato?) di Liechtenstein, incastrato tra Svizzera e Austria, posso dire di
esserci stato, anche se solo per mezz’ora. Era sulla strada per tornare a casa
dalla Germania ed era inevitabile passare di là. Non ho altro da aggiungere sul
Liechtenstein, se non che, formalmente, ho aggiunto un altro stato (era la
prima volta che ci andavo) alla lista di quelli che ho visitato.
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