giovedì 15 settembre 2022

Viaggio lungo il Reno (tra Germania, Francia e Svizzera)

Il duomo di Colonia, Germania
Paesi attraversati: Germania, Francia, (Svizzera), (Liechtenstein)

Intinerario: in Germania: Colonia, Spira (Speyer), Tubinga, Ulm, Lago di Costanza, penisola di Reichenau; in Francia: Strasburgo; in Svizzera: cascate di Sciaffusa, San Gallo; in Liechtenstein: Vaduz

Periodo: luglio 2022

Durata: due settimane

Un piccolo viaggio nella storia dell’Europa centrale, seguendo il fiume Reno da Colonia alla sorgente in  Svizzera. Un viaggio lungo una frontiera che, fin dall’era cristiana (mi si conceda la grezza approssimazione), ha separato il mondo greco-romano (e gallico, dopo la conquista di Giulio Cesare) da quello germanico, la cultura latina da quella teutonica, il Cattolicesimo dal Protestantesimo.

“Varo, Varo, rendimi la mie legioni!” fu, secondo la tradizione, l’invocazione disperata dell’imperatore romano Augusto dopo la disfatta subita dalle legioni romane comandate da Publio Quintilio Varo di fronte a una coalizione di tribù germaniche. Ci sono date che determinano un cambio irreversibile nel cammino della storia. La sconfitta e la morte di Varo nella battaglia decisiva di Teotoburgo (a nord di Colonia) fu una di queste. Era l’anno 9 dopo Cristo. Dopo la disfatta, i romani, fino al crollo dell’impero (476 d.C.) e dopo aver tentato per tutto il primo secolo avanti Cristo, rinunciarono per sempre a costituire una provincia romana al di là del Reno.

E questa separazione si è mantenuta nei secoli manifestandosi, a volte apertamente nei conflitti bellici che si sono succeduti da allora, a volte sottotraccia in altri campi e occasioni. E, con un po’ di attenzione, l’ho colta anch’io qua e là durante il viaggio. E’ bastato andare da Colonia a Strasburgo, entrambe sulle sponde del grande fiume, ma una a est (in Germania) e una a ovest (in Francia).

Un viaggio fuori dai grandi distretti industriali tedeschi, attraverso regioni verdi e ben tenute (come la Foresta Nera), strade perfette percorse da automobilisti rispettosi delle regole, centinaia di chilometri di vere piste ciclabili molto frequentate da ciclisti altrettanto rispettosi e mucche al pascolo in ogni dove.

Ma un viaggio che è stato anche uno doloroso slalom tra quanto la seconda guerra mondiale ha risparmiato e quanto invece ha annientato.

L'albero di maggio in un villaggio della Selva Nera,
Germania
L'albero di maggio o del maggio. Mi ha fatto piacere ritrovare ancora viva dei paesi della Selva Nera questa tradizione che avevo incontrato parecchi anni fa da queste parti. Riporto da Wikipedia: "L'albero di maggio è un albero tagliato dal bosco che s'innalza nei villaggi in occasione di Calendimaggio; le varianti più comuni includono un palo di legno decorato, un alberello, fronde di albero o ghirlande attaccate di fronte alle singole case; in altri casi l'albero è portato di porta in porta; la credenza è che lo spirito dell'albero, che è benevolo, elargisca doni e fortuna; le manifestazioni recenti sono residui di un culto degli alberi ben più frequente in passato. L'albero di maggio è, secondo James Frazer, all'origine del gioco chiamato albero della cuccagna.

Colonia. Distrutta quasi completamente dalla seconda guerra mondiale, rimane una fortuna che il suo duomo, il cui completamento richiese quasi seicento anni, pur colpito ripetutamente dai bombardamenti alleati, non sia collassato. Così oggi domina ancora la città con le sue due torri campanarie alte più di 150 metri. La sua vista dal ponte Hoenzollern (il bellissimo ponte liberty in ferro dell’inizio del ‘900, umiliato purtroppo dall’inarrestabile e demenziale mania di attaccarci milioni di lucchetti pegni d’amore) è spettacolare. Se ha resistito alla guerra, il duomo non è riuscito purtroppo a resistere all’assedio della città, antica e moderna. La sua vista è oltraggiata infatti dalla costruzione dei troppo vicini musei Romano e Ludwig, abbastanza alti da impedire che gli alberi circostanti possano nasconderli. E anche la cura di questa stupenda costruzione sembra lasciar molto e desiderare: i muri esterni sono neri a causa dell’inquinamento, nonostante alcune zone (poche) ripulite dimostrino con evidenza la bellezza della pietra chiara che fa risaltare alla luce del sole le sculture che l’abbelliscono. Ripulire il duomo immagino sia un’impresa costosa, ma da una nazione ricca come la Germania, non mi sarei aspettato di trovare in questo stato, nel 2022, forse il più bel monumento del paese. Da cinquant’anni, per dire, vado a Parigi almeno una volta all’anno e fin dalla prima volta (prima dell’incendio) ho visto Notre Dame ricoperta dai ponteggi più e più volte per la pulizia delle sue pietre. Ci sarebbe da imparare.

Il duomo di Colonia, Germania

Meno famose e conosciute del duomo, ma comunque da non perdere, le 12 chiese romaniche (X-XIII secolo) che punteggiano il centro storico. Cariche di storia e di gloria hanno subito nei secoli rimaneggiamenti e modifiche, ma gli interni si sono conservati egregiamente e meritano senz’altro una visita. Rimarchevoli alcuni manufatti originali custoditi: sarcofagi romani, mosaici, vetrate, statue lignee… Le chiese sono tutte a portata di passeggiata, una giornata è sufficiente per visitarne una buona parte, se non tutte.

Il duomo, le chiese romaniche, le case con le facciate colorate che si affacciano sul lungo Reno… di più non ho trovato a Colonia.

Spira (in tedesco Speyer).  Una delle più importanti città del Sacro Romano Impero. Che la relativamente piccola Spira (50.000 abitanti) abbia avuto nei secoli una rilevante importanza storica e politica lo dimostra il suo maestoso duomo (patrimonio UNESCO) costruito nell’XI secolo in perfetto stile romanico. E lo dimostra anche il fatto che lo stesso duomo ha il privilegio di custodire sotto l’altare maggiore, nella cripta più vasta del paese, sorprendentemente bella nella sua semplicità, le tombe di una ventina di imperatori, imperatrici, regnanti, reali e vescovi tedeschi. Anche Federico Barbarossa pare fosse destinato da essere sepolto qui, ma essendo morto in oriente durante la terza Crociata...

 Il duomo romanico di Spira, Germania

Per questo penso che una visita a Spira, che includa anche una passeggiata lungo il Reno e lungo la strada principale che l’attraversa da una capo all’altro, sia altamente consigliabile.

Strasburgo. Non ho molto da aggiungere su Strasburgo a quanto tutti già sappiamo. Troppo conosciuta, troppo famosa, troppo bella. Ripeterei cose troppo note. Preferisco richiamare l’attenzione su Riquewihr, un meraviglioso paesino poco distante da Strasburgo, tra i più belli di Francia, che possiamo chiamare “il paese delle fiabe”. Non solo per le sue stradine dai tetti spioventi e le case color pastello che vi si affacciano, le fontane, le botteghe artigiane, le cicogne (il simbolo della regione, l’Alsazia) che la sorvolano lasciando e ritornando ai grandi nidi aggrappati ai camini delle case, ma anche perché ha dato i natali a Jean-Jacques Waltz, in arte “Hansi” o “Oncle Hansi” (zio Hansi). Nome tedesco, anima assolutamente francese. 

Un classico disegno di Oncle Hansi, Riquevihr, Germania

E’ l’autore dei conosciutissimi e tenerissimi disegni naif di vita campestre alsaziana medievale che troviamo riprodotti ovunque (scatole di biscotti e cioccolatini, borse, vasi, quaderni…). In essi abbondano giochi di bimbi, oche e altre animali da cortile, scene di paese, manifestazioni pubbliche di piazza, con tripudio di bandiere, auspicio di rinascita dell’orgoglio francese dopo la sconfitta umiliante subita dalla Prussia (Germania) nel 1870. Il paese ospita anche un piccolo museo che racconta la sua storia e quella dei suoi disegni. Una giornata a Riquewihr rimane nel cuore e nel ricordo di chiunque.

Tubinga. Un gioiello, questo posso dire di Tubinga. Risparmiata quasi completamente dalla II guerra mondiale, offre al visitatore un centro storico intatto di una bellezza rara. Le antiche case, perfettamente mantenute, con elementi architettonici in legno, colorate, soprattutto quelle che si affacciano sul fiume Neckar, la spettacolare piazza del mercato danno la sensazione, a chi osserva con animo predisposto, di trovarsi nel mondo delle fiabe dei fratelli Grimm. Tubinga ha anche dimensioni “umane”, circa 90.000 abitanti, di cui un terzo studenti di una delle più antiche università tedesche. Questo le regala un’atmosfera vivace e attiva che la fa assomigliare a Bologna, a parte la merda che imbratta i nostri muri e i nostri portici e che a Tubinga (salvo eccezioni veramente rare) non esiste. Beati loro. Non conoscendo la realtà non posso giudicare, ma ho avuto anche la sensazione che qui non esista la diatriba sulla percentuale di studenti sulla popolazione totale, che a Bologna, sostengono alcuni, sarebbe troppo alta.

Le case si affacciano sul fiume Neckar, Tubinga, Germania

Il duomo di Ulm, Germania
Ulm. E=MC2, tutti conosciamo questa famosissima formula che dobbiamo al più illustre cittadino di Ulma qui nato nel 1879: Albert Einstein. Come fisico non posso esimermi dal ricordare il più grande “collega” di tutti tempi che, se si assunse la responsabilità, insieme con tanti altri, di aiutare gli Stati Uniti a produrre al bomba atomica che poi venne lanciata su Hiroshima e Nagasaki, si rese conto da subito della devastante pericolosità del cammino intrapreso dall’umanità, tanto da firmare insieme col filosofo Bertrand Russel, il Manifesto Einstein-Russel, sui rischi delle armi nucleari.

Non si va a certo a Ulm perché vi è nato Einstein, ma per visitare il grandioso duomo luterano in stile gotico che sovrasta la città. Lo caratterizza l’unico campanile (di solito nelle chiese gotiche sono due) alto 162 metri (il più alto del mondo, dicono). Intorno, il centro storico, che presenta le conseguenze della guerra con edifici ricostruiti in stile poco consono al contorno, non appare alla sua altezza.

Andando verso sud il viaggio si inoltra nella Selva Nera, una vasta regione nel sud-ovest della Germania, boscosa e montuosa, spartiacque tra i bacini del Reno e del Danubio che nasce proprio da queste parti prima di intraprendere il lungo cammino che lo porta al Mar Nero. E Ulm, unica di tutte le città qui nominate, non si affaccia sul Reno, ma proprio sul Danubio. L’antico quartiere che scende verso il fiume con le vecchie case a graticcio e i canali di acqua trasparente meritano certamente una passeggiata.

La chiesa dei SS Pietro e Paolo, Reichenau, Germania
Penisola di Reichenau (Lago di Costanza). Una vera sorpresa. Della penisola di Reichenau, nel lago di Costanza, non avevo sentito nemmeno parlare, forse per quel vizio tutto tedesco di valorizzare poco il proprio patrimonio storico e culturale. 

Nel 724 venne fondata nella penisola l’abbazia benedettina di Reichenau che raggiunse il suo massimo splendore all’inizio del secondo millennio. Dell’abbazia oggi rimane la chiesa dei santi Maria e Marco. A questa tra l’VIII e IX secolo si aggiunsero la chiesa dei Santi Pietro e Paolo e quella di San Giorgio. Anche queste ultime, sempre in stile architettonico romanico, sono arrivate fino a noi. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è stata molto rimaneggiata in stile barocco-rococò, ma ha salvato i begli affreschi dell’XI secolo. La chiesa abbaziale merita per alcune opere lignee e affreschi del 5-600 e per l’altare-reliquiario di San Marco. Ma è soprattutto la chiesa di San Giorgio a meritare attenzione per il bellissimo ciclo di affreschi che copre le pareti, un po’ sbiaditi, ma ricordiamo che sono opere dell’anno mille! Sulle pareti Cristo viene raffigurato come Signore sulla malattia, sulla forza della natura e sulla morte, argomenti che preoccupavano molto gli uomini del medio evo.

Tutte e tre le chiese sono, ovviamente, patrimonio UNESCO e presentano, forse proprio per questo, le sole descrizioni in inglese che ho trovato lungo tutto il viaggio. Una pecca tedesca non da poco.

Cascate di Sciaffusa. Le immaginavo più piccole. Certo non sono le cascate Vittoria o del Niagara, tuttavia qui il Reno, pur ancora vicino alla sorgente, ha un bel balzo che, sulla via di casa, merita una deviazione.

Le cascate di Sciaffusa, Svizzera

San Gallo. La città svizzera non è male, ha un centro storico ben mantenuto, ma la ragione della visita sta tutta nella cattedrale barocca compresa nel complesso dell’abbazia di San Gallo (XVIII secolo, patrimonio UNESCO) e della sua strabiliante biblioteca barocco-rococò. E’ una tappa molto importante della Strada del barocco dell'Alta Svevia di cui ho parlato in questo post e al quale rimando gli interessati

Vaduz: a Vaduz, capitale del minuscolo stato (stato?) di Liechtenstein, incastrato tra Svizzera e Austria, posso dire di esserci stato, anche se solo per mezz’ora. Era sulla strada per tornare a casa dalla Germania ed era inevitabile passare di là. Non ho altro da aggiungere sul Liechtenstein, se non che, formalmente, ho aggiunto un altro stato (era la prima volta che ci andavo) alla lista di quelli che ho visitato.


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