mercoledì 12 settembre 2018

Viaggio in MOZAMBICO


Spettacolo presentato da un gruppo di donne Makua -
Isola di Mozambico - Mozambico
Paese attraversato: Mozambico
Itinerario: Maputo, Pemba, Ilha (isola) de Mocambique, Nampula, Pemba.
Periodo: Luglio-agosto 2007
Durata: 2 settimane
Ne parlo nel libro: Il buco del diavolo (prossima pubblicazione)

Ci sono viaggi che riescono a meraviglia, quelli che riescono molto bene o bene, quelli che riescono così-così o male, infine, i disastri. Fortunatamente i miei viaggi sono catalogabili nelle prime due categorie, ma non poteva andare sempre bene. 


E infatti il viaggio in Mozambico, se non fu un vero disastro, rischiò di andarci vicino.
Prima di partire ci fidammo troppo di un reggiano che si era trasferito là e viveva a Pemba da anni, aveva costruito un lodge (bello) e, a suo dire, faceva la guida nel paese. In realtà, se conosceva le strade meglio di me, io conoscevo il paese meglio di lui, Pemba compresa. Il ché è tutto dire. Poteva essere un autista, forse, aveva fuoristrada da affittare, ma non era certamente una guida. Ho ancora negli orecchi la sua domanda tipica: e adesso dove andiamo? E lo chiedi a me? Se questa era una guida…
A completare le avversità si aggiunsero problemi di salute di una compagna di viaggio che ci costrinse ad un rientro anticipato impedendoci di raggiungere il lago Nyassa. Eppure, Nyassa a parte, avemmo un paio di settimane per visitare la regione a nord del paese, credo la più bella.
Come tutti i paesi africani, anche il Mozambico ha subito il colonialismo degli europei, ma ha avuto la sfortuna di subire quello portoghese, il peggiore di tutti. E si vedeva dall’arretratezza del paese, dalla mancanza di servizi e strutture e, mi pareva, pure di iniziative. 


Venditori on the road - Mozambico
Avevo la sensazione che la partenza dei portoghesi, oltre a lasciare dietro di loro solo macerie, avesse “spento la luce”, lasciando il paese non solo senza risorse, ma anche senza la voglia di lottare per provare a farcela, per uscire dall’arretratezza.
Tuttavia, nonostante le difficoltà di un viaggio sfortunato, mamma Africa, come sempre, rimase nel mio cuore. Quella volta, dal Mozambico fui contento di andarmene, ma senza che il desiderio di tornare mi abbandonasse. Come si è visto in seguito.

Ilha de Mocambique, la vedova del Mozambico coloniale. Ilha de Mocambique era un esempio lampante di quanto detto: un luogo spettacolare dal punto di vista naturalistico, un mare caraibico, un’architettura coloniale bellissima lasciata per la maggior parte all’abbandono più deprimente. Palazzi del ‘600 crollati o pericolanti, tanto da poter ammirare i rami degli alberi uscire dalle finestre. Un luogo turistico dal potenziale immenso che arrancava. Spero che oggi la situazione sia migliorata.
Prima di partire, come patrimonio dell’UNESCO, pensavo che Ilha fosse messa meglio e invece anche la parte nord, quella portoghese, era molto sgarrupata. Per contro i pochi palazzi ristrutturati erano spettacolari e quando finalmente riusciranno a completare l’opera, Isola di Mozambico farà concorrenza alla più belle città coloniali del Sudamerica. Perché a Ilha, più che in Africa, avevo la sensazione di essere in un paese dei caraibi: impagabile l’atmosfera calda e umida della sera, una decadente aria di “svacco” e sospesa lentezza che prendeva tutti, locali e stranieri.

Isola di Mozambico - Mozambico

C’era un aspetto positivo in questa decadenza: non era stato costruito nulla negli ultimi decenni, nessun quartiere nuovo, nessun centro commerciale, quindi nessun obbrobrio moderno deturpava uno scenario architettonico che prima o poi spero possa rinascere. Spettacolare il viale centrale della città che enormi banyan centenari coprivano con i loro rami enormi.

Pemba. Troppo lontana dalla capitale, Pemba pagava il suo isolamento storico, anche rispetto al movimento di liberazione e alla guerra, con una grande povertà. In una posizione splendida, con spiagge bianchissime, l’oceano turchese di fronte e foreste verdi alle spalle fu una piacevole sorpresa, un luogo ideale per rilassarsi.

Pemba - Mozambico
Le donne Makua. Le donne Makua, un’etnia presente soprattutto nelle regioni del nord, sono solite dipingersi il volto con una pittura di colore bianco per sottolineare la propria bellezza. L’usanza, nata per proteggere la pelle dal sole e dal sale, è diventato un emblema di fascino e seduzione ormai totalmente integrato nella loro cultura. In effetti, molte di loro, con le maschere bianche sulla pelle scura, gli occhi neri e scintillanti, la testa incorniciata da veli vaporosi e colorati sotto un secchio d’acqua portato in testa con estrema eleganza, non lasciavano indifferenti. 


Spettacolo di un gruppo di donne Makua -
Isola di Mozambico - Mozambico
A Ilha assistemmo a un spettacolo che un gruppo di donne Makua, bambine comprese, impegnate a mantenere in vita musiche e canti antichi, tenne in un villaggio a sud dell’isola. Erano molto brave ed eravamo in tanti ad assistere. Un’ora di grande godimento di cui dovetti ringraziare la nostra “guida”, l’unica di tutto il viaggio.


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