Spettacolo presentato da un gruppo di donne Makua - Isola di Mozambico - Mozambico |
Itinerario: Maputo, Pemba, Ilha (isola) de Mocambique, Nampula,
Pemba.
Periodo: Luglio-agosto
2007
Durata: 2 settimane
Ne parlo nel libro: Il buco del
diavolo (prossima pubblicazione)
Ci sono viaggi che riescono a meraviglia, quelli che
riescono molto bene o bene, quelli che riescono così-così o male, infine, i
disastri. Fortunatamente i miei viaggi sono catalogabili nelle prime due
categorie, ma non poteva andare sempre bene.
E infatti il viaggio in Mozambico, se non fu un vero disastro, rischiò di andarci vicino.
Prima di partire ci
fidammo troppo di un reggiano che si era trasferito là e viveva a Pemba da
anni, aveva costruito un lodge (bello) e, a suo dire, faceva la guida nel
paese. In realtà, se conosceva le strade meglio di me, io conoscevo il paese
meglio di lui, Pemba compresa. Il ché è tutto dire. Poteva essere un autista, forse,
aveva fuoristrada da affittare, ma non era certamente una guida. Ho ancora
negli orecchi la sua domanda tipica: e adesso dove andiamo? E lo chiedi a me? Se
questa era una guida…E infatti il viaggio in Mozambico, se non fu un vero disastro, rischiò di andarci vicino.
A completare le avversità si aggiunsero problemi di
salute di una compagna di viaggio che ci costrinse ad un rientro anticipato
impedendoci di raggiungere il lago Nyassa. Eppure, Nyassa a parte, avemmo un
paio di settimane per visitare la regione a nord del paese, credo la più bella.
Come tutti i paesi africani, anche il Mozambico ha
subito il colonialismo degli europei, ma ha avuto la sfortuna di subire quello
portoghese, il peggiore di tutti. E si vedeva dall’arretratezza del paese,
dalla mancanza di servizi e strutture e, mi pareva, pure di iniziative.
Avevo
la sensazione che la partenza dei portoghesi, oltre a lasciare dietro di loro
solo macerie, avesse “spento la luce”, lasciando il paese non solo senza
risorse, ma anche senza la voglia di lottare per provare a farcela, per uscire
dall’arretratezza.
Venditori on the road - Mozambico |
Tuttavia, nonostante le difficoltà di un viaggio sfortunato,
mamma Africa, come sempre, rimase nel mio cuore. Quella volta, dal Mozambico
fui contento di andarmene, ma senza che il desiderio di tornare mi
abbandonasse. Come si è visto in seguito.
Ilha de Mocambique, la vedova del Mozambico coloniale. Ilha de Mocambique era un esempio lampante di quanto
detto: un luogo spettacolare dal punto di vista naturalistico, un mare caraibico,
un’architettura coloniale bellissima lasciata per la maggior parte all’abbandono
più deprimente. Palazzi del ‘600 crollati o pericolanti, tanto da poter
ammirare i rami degli alberi uscire dalle finestre. Un luogo turistico dal
potenziale immenso che arrancava. Spero che oggi la situazione sia migliorata.
Prima di partire, come patrimonio
dell’UNESCO, pensavo che Ilha fosse messa meglio e invece anche la parte nord,
quella portoghese, era molto sgarrupata.
Per contro i pochi palazzi ristrutturati erano spettacolari e quando finalmente
riusciranno a completare l’opera, Isola di Mozambico farà concorrenza alla più
belle città coloniali del Sudamerica. Perché a Ilha, più che in Africa, avevo
la sensazione di essere in un paese dei caraibi: impagabile l’atmosfera calda e
umida della sera, una decadente aria di “svacco” e sospesa lentezza che
prendeva tutti, locali e stranieri.
Isola di Mozambico - Mozambico |
C’era un aspetto positivo in questa
decadenza: non era stato costruito nulla negli ultimi decenni, nessun quartiere
nuovo, nessun centro commerciale, quindi nessun obbrobrio moderno deturpava uno
scenario architettonico che prima o poi spero possa rinascere. Spettacolare il
viale centrale della città che enormi banyan
centenari coprivano con i loro rami enormi.
Pemba. Troppo
lontana dalla capitale, Pemba pagava il suo isolamento storico, anche rispetto
al movimento di liberazione e alla guerra, con una grande povertà. In una
posizione splendida, con spiagge bianchissime, l’oceano turchese di fronte e
foreste verdi alle spalle fu una piacevole sorpresa, un luogo ideale per
rilassarsi.
Pemba - Mozambico |
Le donne
Makua. Le donne Makua, un’etnia presente soprattutto nelle
regioni del nord, sono solite dipingersi il volto con una pittura di colore
bianco per sottolineare la propria bellezza. L’usanza, nata per proteggere la
pelle dal sole e dal sale, è diventato un emblema di fascino e seduzione ormai
totalmente integrato nella loro cultura. In effetti, molte di loro, con le
maschere bianche sulla pelle scura, gli occhi neri e scintillanti, la testa
incorniciata da veli vaporosi e colorati sotto un secchio d’acqua portato in
testa con estrema eleganza, non lasciavano indifferenti.
Spettacolo di un gruppo di donne Makua - Isola di Mozambico - Mozambico |
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