Un amico - Marocco '73 |
Itinerario: Tangeri,
Rabat, Casablanca, Essaouira, Agadir, Tiznit, Goulmime, Tan-Tan, Marrakech,
Fes, Meknes, Tangeri
Periodo: luglio-Agosto 1973
Durata: un mese
Ne
parlo nei libri: Ci sono posti così
Africa! Il mio primo viaggio in Africa, il primo di una lunga serie, il
primo paese del continente nero visitato delle decine che l’hanno seguito.
Come scrivo per altri viaggi ATM di gioventù, erano gli
anni dei viaggi esclusivamente in auto (da Bologna a Bologna) dato
che le nostre finanze di allora rendevano impossibile l’acquisto di un biglietto
aereo. Quindi a itinerario marocchino vanno aggiunti i
chilometri percorsi all’andata da Bologna ad Algeciras nella punta
sud della Spagna (dove ci imbarcammo per attraversare lo stretto di Gibilterra)
e quelli percorsi al ritorno da Algeciras a Bologna. Andata e
ritorno attraverso Francia e Spagna. Un viaggio lunghissimo, in totale più di 7.000
km, praticamente quasi senza autostrade, anche in Europa.
Innanzi tutto in Marocco il deserto (inteso come erg, cioè deserto di sabbia) praticamente non esiste, a parte un
piccolo lembo ai confini con l’Algeria (l’erg
Chebbi), le strade principali erano
discretamente asfaltate e potemmo raggiungere Tan-Tan quasi al confine con il
Saharawi.
La seconda sorpresa fu constatare che il Marocco non mi sembrava
abbastanza “africano”, poco aderente all’immagine di Africa che avevo in testa e nel cuore.
Poteva assomigliare a una nostra regione del sud. Le montagne ad esempio
(bellissime) assomigliavano molto alle Alpi.
Infine il paese, pur povero, non mi parve miserevole come mi ero
aspettato, anzi guardandomi attorno mi sembrava che molte sue regioni fossero
messe meglio dell’Andalusia, ad esempio, dove avevo visto gente vivere nelle case
scavate nella roccia, come un tempo a Matera. Ma allora la Spagna era ancora
sotto al dittatura di Franco e quindi l’arretratezza del paese era palese.
Rivedendo le foto mi è venuto da confrontare il Marocco del ’73 con
quello del 2003, quando ci sono tornato per la terza volta. Ovviamente il
confronto era impietoso, nonostante i grandi miglioramenti palesi: parti di
città rimodernate, moschee e madrasse
(scuole coraniche) ristrutturate, ma affiancate a fenomeni di inurbamento
selvaggio da far accapponare la pelle. Ricordo le mura che circondavano
Essaouira, Tiznit e altre piccole città, retaggio di antichi sistemi di difesa,
che nei viaggi successivi tra le case delle periferie non sarei riuscito ad individuare.
Vidi i primi cammelli (anzi, dromedari, per via dell’unica gobba)
della mia vita al pascolo.
I primi cammelli (dromedari) della mia vita - Marocco '73 |
Quando arrivai nella famosissima piazza Jemaa el Fna di Marrakech, ricordo un tuffo al cuore: quando mai
avevo visto una piazza del genere, situazioni del genere? C’erano venditori di
tutto, saltimbanchi e giocolieri, incantatori di serpenti e - udite, udite! –
venditori di acqua. Qualcosa che assomigliava, fatte le debite proporzioni, a
quanto di poteva ammirare fino agli anni ’80 a Parigi nei boulevards S. Garmain des
Pres e S. Michel.
Venditore d'acqua in piazza Jemaa el Fna di Marrakech - Marocco '73 |
Attenzione,
tutto questo a Marrakech esisteva ancora trent’anni dopo. La differenza è che allora spettacoli e servizi (come la vendita
dell’acqua) erano per i marocchini, non era folclore per i turisti. Un altro
mondo.
Il turismo di massa non aveva ancora sparso i suoi effetti. La gente
svolgeva le proprie attività quotidiane che non prevedevano ancora il turista
come possibile acquirente. Si poteva interagire con i locali, anche nei
clamorosi souk di Marrakech, Rabat, Fez, senza essere straziati da richieste di
acquisto di tappeti, giri in cammello, artigianato dozzinale.
In giro si incontravano solo gruppetti di giovani stranieri che
viaggiavano come noi, fuori dai circuiti organizzati che sarebbero arrivati solo
dopo qualche anno. Era un bel viaggiare.
Anche in questo viaggio fummo perseguitati dalle ristrettezze economiche che ci consentirono di accedere solo a
funduk di infimo livello oppure al
campeggio libero. Nessun problema, amici, avevo vent’anni!
Purtroppo, se ricordo le foto, di molte non ricordo il luogo dello scatto. Chiedo scusa per la mancanza.
Sono scatti che hanno 50 anni con gli obiettivi e la tecnologia fotografica di allora e i risultati, anche se sorprendentemente buoni, risentono del tempo. Per me sono ricordi, li conservo e li osservo con affetto, ma credo che anche per chi le guarda per la prima volta abbiano assunto un significato storico rilevante. Mostrano un Marocco che non c’è più da tempo.
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