San Giovanni Evangelista Scicli, Sicilia |
Periodo: settembre 2018
Durata: due settimane
Ma ritornandoci trent’anni dopo, ho potuto costatare quali risultati possano procurare
la cura e l’attenzione, soprattutto se intervengono in aiuto i fondi
dell’UNESCO (2002).
Soldi che mi apparivano spesi bene, complimenti. E devoluti
non per un monumento o un centro storico, ma per un’intera regione.
E oggi possiamo ammirare non sole le “perle”, ma due intere valli restaurate
con cura dove spiccano Caltagirone, Militello, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e
Scicli. A tutto questo si aggiungono gli splendidi mosaici della ville romane,
le tonnare di Marzamemi e Vendicari, le dune delle spiagge del sud.
Come sempre tralascio di descrivere l’ovvio e il troppo conosciuto, non parlerò quindi del barocco siciliano, né del terremoto del 1693 da cui lo stesso barocco ebbe inizio. Parlerò di dettagli, o almeno di quelli che mi hanno colpito.
Come sempre tralascio di descrivere l’ovvio e il troppo conosciuto, non parlerò quindi del barocco siciliano, né del terremoto del 1693 da cui lo stesso barocco ebbe inizio. Parlerò di dettagli, o almeno di quelli che mi hanno colpito.
Noto, il gioiello della valle. Passeggiare per corso Vittorio Emanuele, la via più nobile della città, era come muoversi su un set di un film di costume ambientato nel ‘600. I palazzi (il municipio, il teatro comunale) e le chiese (S. Chiara, S. Francesco, il Duomo, S. Domanico) mi venivano incontro mostrando la propria orgogliosa bellezza, i decori e le sculture, il particolare e purissimo stile barocco.
La luce del tramonto (momento speciale per visitare la città) infiammava
il lato più sontuoso della via e della piazza del Municipio e faceva quasi dimenticare
che quello splendore è dovuta ad un’immane tragedia, il terremoto del 1693 che
la rase al suolo, ma le consentì anche si risorgere con tanta, uniforme bellezza.
Non cambia di molto se ci si sposta sulla parallela via Cavour: altre chiese e
altri palazzi (tra i quali il bellissimo palazzo Nicolaci) sono pronti a
regalare le stesse sensazioni.
Il riscatto del corpo di Ettore, mosaico, villa del Tellaro, Noto, Sicilia, Italia |
Madonna con bambino (F. Laurana) Palazzolo Acreide, Sicilia, Italia |
Un
capolavoro misconosciuto a Palazzolo Acreide: Palazzolo Acreide, poco nota, ha tanto da offrire, per esempio, nella chiesa dell’Immacolata, un piccolo capolavoro di scultura, troppo poco conosciuto: la Madonna col bambino di Francesco Laurana, indicata come “La più bella Vergine del Laurana”.
La statua, datata tra il 1471 e il 1472, è di dimensioni contenute (190 centimetri). Il velo, le linee sinuose della Madonna, la dolcezza e la tensione emotiva dei volti danno alla statua un’eleganza straordinaria e ne fanno un’opera forse meritevole di una più importante e raggiungibile locazione.
Un
gioiello alla fine dell’Italia: la riserva naturale di Vendìcari. Istituita dalla
Regione Siciliana, protegge un fantastico ecosistema. Scenari incantevoli, vegetazione
fitta (straordinari i “boschi” di fichi d’india), mare cristallino, spiagge
lunghissime, che in poche centinaia di metri diventano rocce a strapiombo sul
mare. Bella e ben restaurata l’antica tonnare che ospita gli uffici e i servizi
del parco. Nella parte sud, nella stagione adeguata, si possono ammirare fenicotteri,
aironi, cicogne e altri uccelli migratori.
Una giornata dedicata alla attraversata della riserva da nord a sud, o
viceversa, è sicuramente ben spesa.
Test: prima
di procedere nella lettura vi sottopongo ad un piccolo prova. Cosa vi sembra
che rappresentino le due foto che seguono, scattate nella cripta della chiesa di
San Domenico a Noto? Sforzatevi di rispondere, avrete delle sorprese, io almeno
sono rimasto allibito dopo aver letto la storia di questo luogo.
Non ditemi che avete indovinato, non ci credo, senza conoscere la
risposta in anticipo penso che sia impossibile. Le foto ritraggono un colatoio a seduta. Si tratta di un comune
ambiente funerario in voga fino al ‘700 (!!!), sotterraneo, solitamente
ricavato come una cripta sotto il pavimento delle chiese, che mostra lungo le
pareti una serie di nicchie provviste di sedili in muratura ciascuno dotato di
un foro centrale.
In ogni nicchia veniva collocato un cadavere, collocato in
posizione seduta in modo da far confluire i liquami prodotti dalla putrefazione
direttamente all'interno del foro collegato ad una canaletta di scolo. Nello
stesso ambiente sono presenti generalmente almeno altri due elementi
caratteristici: l'ossario ed alcune mensole in muratura. Una volta che il
processo di scolatura fosse terminato, che la decomposizione avesse fatto il
proprio corso lasciando le ossa libere dalla parte putrescibile, i resti
scheletrici erano spostati nell'ossario, mentre il cranio, simbolo
dell'individualità del defunto, era posizionato sulla mensola. Spesso nello
stesso ambiente è presente un altare, come nel caso di Noto, che testimonia
come vi fossero celebrate funzioni religiose. Questa tipologia di sepolcro aveva
una diffusione molto vasta che non si limitava all'Italia meridionale ed alla
Sicilia, dove peraltro se ne conservano numerosissimi esempi. Il ciclo
funerario, iniziato con la morte dell'individuo, si concludeva con la sua
scheletrizzazione, ed aveva una durata che poteva variare sensibilmente da un
minimo di pochi mesi ad un anno e più, in conseguenza delle condizioni
climatiche dell'ambiente sepolcrale e della stagione della morte. Le
caratteristiche architettoniche si ripetevano nei diversi siti con poche variazioni,
anche se si registravano differenze nella disposizione dei vari elementi e
soprattutto nel grado di raffinatezza dei sepolcri che, nei casi più ricercati,
erano decorati con stucchi e pitture.
L’orrore risiede nel fatto che la pratica dei colatoi (ce n’erano di
diversi tipi) è andata avanti fino al ‘700! Non è un refuso, ribadisco: fino al
‘700.
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