lunedì 2 ottobre 2023

Viaggio a Malta

Palazzo Tara, con le tipiche finestre
a loggia, Rabat, Malta
Paese: Malta
Itinerario: La Valletta, Marsaxlokk, Rabat, Medina, Gozo
Periodo: settembre 2023
Durata: 15 giorni

Pensavo a Malta da tempo: un paese vicino, “comodo”, con una storia lunga e articolata, un’archeologia e un’architettura potenti, oltre a un mare straordinario. Sono andato e ho trovato un paese di difficile interpretazione con molti aspetti positivi e qualche altro un po' meno. Per esempio a Malta (e a Gozo) colpisce la densità della popolazione. Anche chi vi arriva qui per pochi giorni è costretto a chiedersi da dove arrivino quel traffico e quelle costruzioni recenti che coprono quasi tutta l’isola. Basta consultare i numeri. L’Europa ha una media di un po’ più di 100 abitanti per Km quadrato, l’Italia arriva a quasi duecento, Malta (udite! Udite!) ne ha più di 1.500, rendendola il paese ampiamente più popoloso d’Europa.


Le tipiche porte maltesi, Malta
Ma tutto questo può interessare poco a chi, come me, rimane a Malta un paio di settimane. Io cercavo, come ho scritto all’inizio, le tracce di una storia straordinariamente lunga e articolata, l’eredità di un’archeologia e di un’architettura di notevole qualità. E questo ho trovato, perfino a un livello superiore alle aspettative. Mi ha anche molto confortato il decoro e la pulizia delle città, non solo nei centri storici: nemmeno una carta in giro o una cacca di cane, non una scritta sui muri. In aggiunta ho notato una attenzione ai “dettagli” encomiabile; ad esempio le porte, di tutti i colori e ben tenute, delle case ricordano quelle delle abitazioni georgiane di Dublino, hanno in molti casi battenti ormai inutili, ma eleganti, sono abbellite quasi sempre da piccole formelle che rappresentano temi religiosi o laici. Ho apprezzato infine la quasi totale assenza di "spacciatori" di street food: pizzerie e ristoranti tanti, ma quasi niente paninari, khebabbari e simili.

7.000 anni di storia. I primi insediamenti 5.000 anni prima di Cristo, poi l’età dei templi, poi i Fenici, poi i Romani, i Bizantini e gli Arabi, gli Svevi e gli Aragonesi, dal 1.530 alla fine del ‘700 i Cavalieri di Malta, poi gli Inglesi fino alla indipendenza (1.964). E tutti, come detto, hanno lasciato un segno. Non tutti sono di altissimo livello, ma i templi neolitici (4.000-2.000 a.C.), molto ben conservati data l’età, l’architettura civile (chiese, palazzi…) e militare (cittadelle fortificate, mura, fortini, torri di avvistamento…) valgono il viaggio. 

Difesa come stile di vita. Sembra che la "difesa" sia stato nei secoli lo "stile di vita dei maltesi", un difendersi continua da "minacce" interne e/o esterne sempre in agguato. Come detto, fortificazioni e mura servivano a questo scopo, ma anche le chiese sembrano orientate alla difesa e alla glorificazione della cristianità ad ogni livello. Non mi spiegherei altrimenti la presenza di moltissime chiese, anche di grandi dimensioni e splendore, che spesso le dimensioni dei paesi che le ospitano non sembrano giustificare. Non solo, ma in un paese così piccolo, sorprende che esista, fondato dai Cavalieri, al di là del porto di Valletta, a Vittoriosa, un imponente palazzo dell'Inquisitore. Ecco la spiegazione, vado a citare:

"L'Inquisizione romana fu stabilita a Malta nel 1561 per combattere il protestantesimo, che era diffuso tra vari strati sociali, i quali formavano la 'Confraternita dei Buoni Cristiani' e leggevano Erasmo, Lutero, Melantone e la Bibbia in traduzione. Ma con il passare del tempo l'Inquisizione prese a occuparsi di apostasia dalla fede, bestemmie ereticali, proposizioni ereticali, libri proibiti, bigamia, stregoneria, massoneria, negligenza nel sentire la messa e frequentare i sacramenti. Cominciò così a interessarsi dei comuni fedeli, talvolta ignoranti, rei di praticare la religione in un modo non conforme alla volontà della Chiesa e bisognosi di essere istruiti alla vera dottrina." 

I giganti abitavano qui. Sono stati loro, infatti, a costruire, 4-5.000 anni fa, i templi megalitici disseminati nel paese. Quello forse più importate si chiama, appunto, Ggantija. D’altra parte, chi poteva spostare e collocare a dimora megaliti di enormi dimensioni, pesanti decine di tonnellate e senza i mezzi di cui disponiamo oggi, se non dei giganti? E hanno fatto un ottimo lavoro. Di una quindicina, i templi più famosi e meglio conservati sono sei, tutti patrimonio UNESCO: Tarxien, Hagar Qim, Mnajdra, Ta Hagrat, Skorda e, appunto, Ggantija. Sono tutti da non perdere. I giganti costruttori eressero i templi e li coprirono con megaliti enormi che ancora oggi ci stupiscono: come avranno fatto a collocarli? I tetti oggi ormai sono scomparsi, ma l’uomo in alcuni casi ha cercato di rimediare ricollocandone alcuni al posto originale, anche se non sono sicuro che i giganti sarebbero contenti del risultato, soprattutto di fronte alla soluzione adottata alla fine del '900 per difenderli dal sole e dalle intemperieSono luoghi delicati, difficili da accudire e da difendere dopo essere stati scavati, rovistati e depredati fin dall’inizio del ‘900. Mostrano i segni di questo assalto e per questo motivo tre di essi sono stati coperti interamente da ampie tensostrutture. 

I tempio megalitico di Tarxien protetto da una tensostruttura, Malta

Ho apprezzato l’intento conservativo, ma durante le visite non posso negare di aver provato una certa malinconia: quella soluzione, certamente innovativa e non umiliante per i monumenti, mi aveva portato via il sole e con esso i contrasti e i chiaroscuri, il cielo e le nuvole e, nel caso di Mnajdra, anche il mare che si perdeva in lontananza.  Una copertura, però, mi ha almeno riparato dalla pioggia: un piccolo vantaggio.

 Il mito dei Cavalieri. Non è questo il luogo per raccontare la storia millenaria e il mito dei Cavalieri di Malta, l’antico ordine religioso-militare fondato ai tempi della prima crociata (e qui trasferitosi all'inizio del '500) e di cui è permeato ogni aspetto della vita del paese. E’ tanto evidente la sua presenza, soprattutto nelle città di Valletta e di Mdina/Rabat, che non è possibile ignorare le tracce che ha lasciato ovunque. Per 250 anni, dal ‘500 al ‘700, i Cavalieri esercitarono sull’isola non solo il potere religioso, ma anche quello politico e militare, difendendola dai nemici (respingendo l’assedio dei turchi nel 1565, ad esempio) e regalandole uno splendore architettonico che ancora oggi meraviglia: cattedrali, come quella di San Giovanni a Valletta, palazzi signorili. come il Palazzo del Gran Maestro, anche questo a Valletta, forti e torridi avvistamento. Desta ancora meraviglia la modernità delle cure che l’ordine forniva a malati e bisognosi (la finalità principale della sua missione nel mondo) che si può riscontrare visitando la Santa Infermeria, l’ospedale che i Cavalieri hanno lasciato alla Valletta.

La Santa Infermeria, l'antico ospedale dei Cavalieri da Malta, La Valletta, Malta

Lapidi e pavimenti. L’usanza di seppellire i morti nelle chiese è secolare: re, imperatori, nobili, militari e uomini illustri hanno trovato spesso sepoltura in duomi e cattedrali, ma a Malta l’usanza ha raggiunto livelli inusitati. Entrando nella cattedrale di San Giovanni alla Valletta, nella cattedrale di S. Pietro e Paolo a Mdina o nella cattedrale di S. Maria a Victoria (Gozo) si rimane impressionati. I pavimenti sono costituiti, in ogni parte delle chiese, da lapidi di marmo, tutte di identica dimensione, policrome, finemente intarsiate. Se si esclude il caso della cattedrale delle Valletta, dove l’attrazione principale sono le opere di Caravaggio, nelle altre due i pavimenti costituiscono secondo me il richiamo più importante. Un colpo d’occhio incredibile. Solo in San Giovanni sono, dicono le guide, 371! Gli elaborati intarsi di marmi di diversi colori, le scritte latine, i simboli che denunciano il grado di nobiltà, la genealogia e l’attività in vita del defunto impressionano fino a imbarazzare il visitatore che calpesta le lapidi, ma non c’è altra possibilità: queste coprono tutti il pavimento dalle pareti alle colonne. Osservandole con attenzione si scopre che il cappello nero, tipico copricapo dei religiosi, è il simbolo che ricorre più spesso, molto più di qualsiasi altro. Malta infatti è stato per secoli un paese dove, come si è detto, la chiesa cattolica ha esercitato più che altrove il suo potere temporale ed evidentemente i suoi ministri rappresentavano una discreta percentuale della società.

Lapidi di marmo formano l'originale pavimento delle principali chiese di Malta

Caravaggio è stato qui. Il film “Caravaggio” di Michele Placido ha reso noto un fatto che forse in pochi ricordavano e cioè che Caravaggio, in una fase della sua vita avventurosa, arrivò alla Valletta all’inizio del ‘600 e qui lasciò  tracce mirabili della su arte. Nella cattedrale dedicata a San Giovanni Battista si può ammirare un capolavoro assoluto: l’uccisione del Battista, un’opera dalla quale emergono prepotentemente la straordinaria arte del pittore, i suoi famosi contrasti chiaro-scuri, il crudo ritratto della violenza. 

La decapitazione di Giovanni Battista, capolavoro di Caravaggio, cattedrale di S, Giovanni, Malta

Altrettanto potente è un’altra opera di Caravaggio esposta lì accanto: San Girolamo.

 La “Muraglia Cinese” maltese. Migliaia di chilometri di muraglia non impedirono alla Cina di venire invasa dai Mongoli, dimostrando storicamente la sua inutilità. Stessa sorte toccò alla linea Maginot che avrebbe dovuto difendere la Francia lungo i confini orientali. Nella seconda guerra mondiale i tedeschi la invasero girandole semplicemente intorno. La storia, come ben sappiamo, non insegna mai nulla. E infatti gli inglesi, che occupavano l’sola dall’inizio de’800, temendo un’invasione di Malta da nord, pensarono di proteggere la capitale e la parte più popolata e importante dell’isola costruendo anche loro una piccola “muraglia cinese”, poco più di 20 chilometri (Malta è piccola), che andava dalla costa nord alla costa sud. Era la seconda metà dell’800! Bastò aspettare qualche anno per capire che dal punto di vista militare era una cretinata. E oggi le Victoria Lines (questo il nome che le fu dato in onore della regina Vittoria) sono lì ad aspettare che qualche camminatore abbia voglia di seguire il suo percorso a zig-zag sfidando il sole che picchia spietato (almeno in estate).

Le Victoria Lines, Malta

Che ora è? Sulla facciata della stazione di Bologna ci sono due orologi, di cui solo quello di destra segna l’ora giusta. L’altro sappiamo che è fermo sull’ora dell’infamia (10:25). Forse in Italia è un caso unico, ma a Malta di solito si presenta questa situazione. Se una chiesa ha due torri campanarie (quasi sempre è così), e quindi due orologi, vediamo che uno segna l’ora giusta, l’altro una sbagliata. Il motivo per me è strepitoso: si dice che sia fatto per confondere il diavolo in modo da impedirgli di disturbare la messa. Ho visto anche un caso in cui l’orologio con l’ora sbagliata non era nemmeno un vero orologio, ma un orologio dipinto. Espediente poco costoso che, se ottiene lo stesso risultato, non depone certo a favore dell’intelligenza del diavolo.

Sulla facciata dell'imponente chiesa di Xemkija  ci sono due orologi con orari diversi,
quello di sinistra è  dipinto sul muro, Xemkija, Gozo, Malta

Infine, una nota dolente. E' la conseguenza della esagerata densità della popolazione. Più di mezzo milione di abitanti in un territorio poco più esteso dell’isola d’Elba, fa ressa ovunque, soprattutto sulle strade. Come immediata conseguenza balza all’occhio l’urbanizzazione forsennata che negli ultimi due decenni (credo che anche l’entrata in Europa nel 2004 abbia dato una bella mano) ha sconvolto l’isola. Il territorio è abbastanza arido e collinare, le coste sono per lo più rocciose, gli sbocchi comodi al mare sono pochi e questi pochi sono stati cementificati senza pietà, fortunatamente lasciando abbastanza intatti i centri storici, a cominciare da La Valletta fino ai vecchi paesi di pescatori che si affacciano sul mare. Un altro colpo in questa direzione l’ha dato il Covid. Quando la fase più acuta della pandemia è passata, il governo, per aiutare l’economia in crisi, ha pensato bene di autorizzare la costruzione di ulteriori due piani sugli edifici. Il risultato: ovunque, da una collina qualsiasi o dalla meravigliosa cittadella di Mdina/Rabat, se si volge lo sguardo intorno, si scorge un mosaico di paesi bianchi (sono le periferie urbanizzate), la mole imponente delle chiese al centro e una pletora di gru e cantieri. Ho battezzato questo assalto “il sacco di Malta”, in ricordo di quello scandaloso di Palermo degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. 

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