venerdì 13 settembre 2019

Viaggio in KENYA,RUANDA,ZAIRE (Viaggio ATM)

Cucciolo di gorilla di montagna,
Parco dei Vulcani, Ruanda
Paesi attraversati: Kenya, Rwanda, Zaire (Viaggio ATM)
Itinerario: 
in Kenya: Nairobi, Nairobi N.P, Amboseli N.P, Nakuru N.P, Mombasa, Malindi
in Ruanda: Kigali, lago Kivu (Cyangugu, Gisenyi), Ruhengeri, P.N. dei Vulcani, Akagera N.P.
in Zaire: Goma, Ruthsuru, Virunga N.P.
Periodo: Agosto-Settembre 1983
Durata: 1 mese
Ne parlo nel libro: Il confine immaginario

Ricordate Hotel Rwanda, il film del 2004 ambientato in Ruanda nel 1994all'epoca del genocidio che coinvolse Hutu e Tutsi? La trama si basa sulla storia vera del direttore dell’Hotel des mille Collines l’unico albergo di livello internazionale che si poteva trovare a Kigali (capitale del Ruanda) all’epoca del nostro viaggio e che noi ovviamente non potevamo permetterci. 
La guerra civile in Ruanda contrappose le forze governative e i ribelli del Fronte Patriottico Ruandese e, dal punto di vista etnico, gli Hutu e i Tutsi. Oggi lo conosciamo come il genocidio ruandese del 1994 che coinvolse anche alcuni paesi confinanti come lo Zaire e il Burundi.

Noi arrivammo in Ruanda quasi dieci anni prima del conflitto e nulla sembrava presagire un’evoluzione tanto sanguinaria dello scontro tra due etnie in conflitto da decenni, ovviamente a causa del colonialismo. Anzi, i problemi sembravano esserci solo nella vicina Uganda dove infatti non riuscimmo ad andare.
Nel 1983 viaggiare attorno al lago Vittoria sarebbe come attraversare, oggi, l’Antartide, tanto scarse erano le notizie sui luoghi, sui costi, sui mezzi di trasporto disponibili, sulla situazione generale dei paesi da attraversare: un vero, complicato viaggio ATM.
Il progetto (circumnavigazione del Lago Vittoria) era così “originale” e fuori dal comune, che ne diedero notizie anche le pagine locali di Repubblica e l’Unità! Riporto sotto l’articoletto apparso su Repubblica l’8 agosto del 1983, perché io stesso stento ancora a crederci. In esso colpiscono le parole roboanti e fuori controllo del giornalista che chiaramente non si rende conto di quanto va scrivendo. Ho cancellato per rispetto i nomi dei compagni di viaggio. 


La stampa annuncia la partenza del viaggio, Bologna

Avevamo anche degli sponsor! 
Ce la facemmo solo in parte: visitammo Kenya, Ruanda e Zaire. Dovemmo rinunciare, per problemi di tempo, a Uganda e Tanzania.
Fu un viaggio spettacolare, complicato ma entusiasmante per chi come me cominciava ad avvicinarsi all’Africa. Ovviamente la parte del Kenya fu più facile (già allora il paese era meta di un consistente turismo), le difficoltà ci furono in Ruanda e in Zaire. Ma furono difficoltà superabili che ci permisero di entrare in paesi poveri, ma ancora autentici e liberi da qualsiasi forma di turismo. 
Fu anche il viaggio che mi fece scoprire l’Africa a sud del Sahara, dei grandi parchi, alla natura ancora 
quasi incontaminata e i grandi animali delle pianure: elefanti, ippopotami, leoni… Cominciò da lì la mia passione per il continente nero, passione che non mi ha più abbandonato.


Leone all'Amboseli N.P., Kenya

Missioni. Hotel decenti pochissimi e quei pochissimi erano fuori dalla nostra portata economica. Per alloggiare rimanevano le missioni che incontravamo abbastanza frequenti. Non venivamo accolti gratuitamente come dei pellegrini. Dovevamo pagare, anche solo un piccolo obolo. Erano di solito sistemazioni spartane, ma accettabili. Soprattutto ci permettevano di vivere un po’ la vita e il funzionamento della missione che non era solo chiesa, messa e sacramenti. 

Scuola di canto alla missone cattolica di Ruthsuru, Zaire

E ho capito che è nelle missioni che la Chiesa si riscatta dalle nefandezze temporali perpetrate nei secoli. Ho conosciuto in quelle occasioni missionari di livello culturale e morale eccelso, consapevoli che la loro missione non era solo evangelizzare, ma soprattutto educare, curare e istruire. Mandavano avanti non solo una chiesa, ma anche una scuola e un piccolo ospedale.

Aeroporto fai da te. Una lunga striscia d’asfalto adatta anche ai Jumbo, una pista. All’inizio della pista un piccolo edificio e attorno le verdi colline del Ruanda. Questo era l’aeroporto internazionali di Kigali. Nell’edificio trovavano spazio alcuni uffici, l’area check-in, l’area ritiro bagagli e qualche negozietto di souvenir. “Beh, che c’è di diverso da una normale aeroporto?” direte voi. C’è che tutto il sistema era per la maggior parte del tempo semivuoto, sembrava prendere vita solo in concomitanza dei voli importanti. Sbarcato dal volo proveniente da Nairobi, non avevo notato stranezze.
Le notai due settimane dopo quando arrivammo all’aeroporto per ritornare a Nairobi: i negozietti erano tutti aperti e funzionanti; la partenza del volo settimanale per il Kenya era una delle poche occasioni che si presentava a quel piccolo commercio. Non c’era nessun al check-in. Gli operatori arrivarono dopo l’atterraggio dell’aereo che dovevamo prendere ed erano tutti in divisa Air France. Non eravamo in molti a partire e poco dopo i negozietti cominciarono a chiudere: sarebbero stati riaperti al volo successivo. Al momento dell’imbarco, fummo condotti (a piedi) ai bordi della pista dove era stato installato una sorta di banco che esponeva il numero dell’unico volo in partenza nella giornata (il nostro). Era il nostro gate gestito, anche questo, da personale Air France. Dopo il transito dell’ultimo passeggero anche il gate provvisorio venne smontato. Salito in aereo ebbi l’impressione di conoscere quasi tutto personale di bordo, come fossero dei vecchi amici. Ma certo, erano sempre le stesse perone! Avevano fatto il chech-in, avevano presidiato il gate volante ai bordi della pista ed infine erano saliti a bordo per far partire il volo! Facevano tutto loro. Una cosa fantastica.

Le sorgenti del Nilo. All’Akagera (il parco), sulle rive dell’Akagera (il fiume) pensavo a quanti sforzi e vite era costato scoprire che quel fiume, nemmeno tanto grande, rappresenta la sorgente del Nilo. E’ l’unico fiume d’acqua che convoglia le sue acque verso il versante nord delle montagne del Ruanda, verso il bacino del Nilo e il Mediterraneo. Gli altri fiumi, più a sud, si dirigono invece verso il versante est, verso il bacino del Congo e l’Atlantico. Per capirci qualcosa nel ginepraio di montagne, enormi laghi e fiumi dell’Africa centrale si erano ammazzati di fatica, rimettendoci spesso anche la vita, Livingstone, Burton, Speke e tanti altri esploratori.
Quell’acqua che scorreva verso nord, verso il lago Vittoria, avrebbe attraversato l’Uganda, il Sudan, l’Egitto per giungere ad Alessandria e trovare infine pace nel Mediterraneo. Mi suggeriva un percorso fantastico per un viaggio da fare prima o poi. Mi impegnai con me stesso. Beh, oggi posso dire: missione computa.

Quando una moneta non vale nulla. Quando sbarcammo in Ruanda l’impatto su di noi dei prezzi delle cose fu terribile e capimmo che in Ruanda e Zaire saremmo sopravvissuti solo sottoponendoci alla più gretta economia. Ho dedicato a questo argomento un divertente racconto: Quando una moneta non vale nulla. Tuttavia quello che sconvolgeva di più era vedere ribaltate le logiche più comuni che noi abbiamo del mercato. Faccio un esempio: quale potrebbe essere la logica che fissa il prezzo di una scatola di detersivo da 250 grammi a 9 dollari? In Ruanda, nel 1983! Chi avrebbe potuto permettersela tra gli abitanti della capitale? Era un prezzo per gli stranieri? Ma quali stranieri? Noi, per esempio, non la comprammo.

Ladri di km. Confesso: abbiamo rubato, ma non per cattiveria, per necessità. I prezzi del Ruanda non davano scampo e la benzina non faceva eccezione: nel cuore dell’Africa, nel 1983, costava più che in Italia! Una mazzata che ci sconvolse e rischiò di mandare all’aria il viaggio. Perché da Kigali, dove aravamo arrivati in volo da Nairobi, dovevamo partire in auto per la parte del viaggio relativa al Ruanda e allo Zaire. Questi prezzi assurdi scatenavano mercati paralleli e contrabbando di carburante difficili da affrontare. Noleggiammo un furgone da un privato (Mr. Houssa, che ricordo ancora, un belga trasferito laggiù) che forse ebbe compassione di noi e ci fece un buon prezzo per un furgone Volkswagen T2. 


Il mitico furgone VW T2 in in passaggio difficile, Ruanda

Il noleggio prevedeva un massimo di 200 km al giorno, superati i quali ogni km costava 1 dollaro! Ripeto: 1 $/km. Non avevamo alternative e accettammo, consapevoli che non sarebbero mai bastati. Il mitico furgone ci servì con fedeltà fino alla fine senza procurarci problemi, anzi, ci risolse anche quello del costo della benzina. Il cavo che arrivava al contachilometri era accessibile e si poteva svitare, quindi… Lo riavvitammo al ritorno a Kigali a 300 metri dall’officina di Houssa. Calcoli molto precisi e un’accorta gestione del cavo del contachilometri ci consentirono di rimanere al pelo dentro ai 200 km/gg previsti dal contratto di noleggio. Ladri di km, quindi.

Benzina a rischio. I prezzi assurdi di ogni cosa ci crearono parecchi problemi, tuttavia superabili. Quelli che invece non sarebbero stati superabili, sarebbero stati quelli causati al motore del furgone dalla benzina allungata con l’acqua, allora una consuetudine in quella regione dello Zaire. O conoscevi il distributore o rischiavi. Per fortuna il missionario responsabile della missione cattolica di Ruthsuru, presso la quale avevamo trovato ospitalità, aveva un fornitore di benzina fidato e quindi potemmo muoverci con serenità. Purtroppo quello era l’unico distributore fidato di Ruthsuru, quindi i nostri spostamenti erano vincolati alla distanza percorribile dal furgone con un pieno di benzina, tra andata e ritorno. Non era poco, ma era un vincolo fastidioso.

Gorilla Gorilla Beringei. Uno degli obiettivi del viaggio, forse il principale, era andare alla ricerca del gorilla di montagna (Gorilla Gorilla Beringei) sugli splendidi monti Virunga. 


Gorilla di montagna,
Parco dei Vulcani, Ruanda
Arrampicarsi sui fianchi scoscesi della montagna nell’umidità terribile della foresta pluviale, a 3.000 metri altezza, arrancando dietro ai ranger che si aprivano un varco con i machete fu un’esperienza faticosissima, ma di una memorabile emozione che insieme con altri tre compagni di viaggio ripetemmo molti anni dopo in Uganda. Quindi in quattro abbiamo visto due volte nella vita i gorilla di montagna! In quanti lo possono dire?  
Ho dedicato a queste esperienze un racconto al quale rimando: Grazie, Dian!

La foresta tropicale nel Parco Nazionale dei Vulcani, Ruanda

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