L'Oceanografico, Città della Scienza, Valencia - Spagna (a parte il colore, non sembra lord Fener?) |
Itinerario: Valencia,
Cuenca, Campo de Criptana, Consuegra e i mulini a vento di don Chisciotte,
Almagro, Ubeda e Baeza, Cordoba, Siviglia, Ronda e Los Pueblos Blancos, Granada, Valencia
Periodo: maggio 2016
Durata: tre settimane
Ne
parlo nel libro: Ci sono posti così
Non scrivo guide turistiche, come sapete, e non mi metterò a descrivere
Cordoba, Siviglia e Granada già fin troppo note e descritte. E troppo
conosciute. Mi limiterò a raccontare dei luoghi particolari e dettagli che mi
hanno colpito. A dare spunti che, magari, possono essere d’aiuto a chi volesse
intraprendere un viaggio/vacanza nel sud della Spagna.
C’ero già stato tantissimi anni fa e la differenza tra allora e il 2016
era clamorosa. Mostrava come regioni, quarant’anni fa povere e arretrate, l’Andalusia
in primis, fossero tanto progredite da fare concorrenza anche all’Italia. Per
esempio nella produzione di olio e agrumi. Andando verso sud incontravo infatti
intere province coperte di uliveti e agrumeti, tutti giovanissimi, segno che
erano stati piantati da qualche decennio, anche meno. Un investimento
impressionante.
E poi strade ottimamente tenute, città e paesi ristrutturati e ben mantenuti piene di giovani e di vita.
E poi strade ottimamente tenute, città e paesi ristrutturati e ben mantenuti piene di giovani e di vita.
Mi sorprese la stessa Valencia: la credevo un città imparagonabile a
Madrid e Barcellona, e invece…
La piazza antistante la cattedrale di Cordoba, la domenica mattina era
invasa da coppie che ballavano…
Insomma un paese moderno, accogliente, emerso alla grande dal buio del
lungo periodo della dittatura franchista. Al di là di Cordoba, Siviglia e
Granada.
Un consiglio “tecnico” mi sento di darlo. Quando il coronavirus sbloccherà i flussi turistici, troppa gente continuerà a recarsi da quelle parti, soprattutto in primavera. E
quindi ci saranno momenti e luoghi che diventeranno di nuovo quasi inaccessibili. Cito:
· * a Cordoba l’ingresso alla Mezquita (sempre) e
qualsiasi altro luogo in città nel periodo della festival del cortili
· * a Siviglia l’ingresso alla cattedrale
· * a Granada l’ingresso all’Alhambra (per gli
impreparati può essere un delirio)
Quindi: prepararsi, prenotare, prendersi tempo, scegliere giornate e
orari…
Un sorprendente
fiume verde (Valencia). Immaginate
una città grande due volte Bologna attraversata, in pieno centro, dal fiume Tùria
che periodicamente la inonda con piene devastati. L’ultima nel 1957. Che fare? Ecco
la soluzione: il fiume fu deviato facendogli aggirare la citta a sud.
Ovviamente rimase a disposizione il suo letto asciutto, una striscia di una
decina di chilometri larga qualche centinaio di metri. Una pacchia e
un’occasione irripetibile per la speculazione edilizia… Invece, miracolo! Venne
trasformata nei Giardini del Tùria, oggi
apprezzatissimo polmone verde della città.
Vi si trovano giardini, boschi,
piste ciclabili, impianti sportivi, giochi per i bambini. Un grande, mirabile
esempio di civiltà, molto apprezzato e frequentato dai valenciani. E’ anche un
comodissimo corridoio per attraversare velocemente la città da est a ovest,
ovviamente a piedi o in bicicletta.
Giardino del Tùria, Valencia - Spagna |
Gradevolissima e consigliabile la passeggiata che, attraverso i
giardini, conduce dal centro di Valencia alla Ciudad de las Artes y de las Ciencias progetto di Calatrava) eretta
alla vecchia foce del fiume (vedi oltre).
Un
giorno da Lillipuziani (Valencia). Nei Giardini
del Tùria troviamo di tutto, ma la scoperta più entusiasmante fu Gulliver.
Un’enorme statua di Gulliver sdraiato di schiena che non aspettava altro che di
essere aggredito da torme di bambini che potevano passeggiare sul suo petto, le
sua braccia e le sue gambe. Uno spettacolo. Anche se non avete letto da ragazzi
il romanzo di Jonathan Swift (https://it.wikipedia.org/wiki/I_viaggi_di_Gulliver), qui si
può entrare nel paese di Lilliput, ritornare all’infanzia, almeno per un quarto
d’ora.
Gulliver, giardino del Tùria, Valencia - Spagna |
Calatrava
(Valencia). Tra i più famosi architetti del mondo, Santiago
Calatrava è originario di Valencia. Ovvio quindi che l’immensa Città delle arti e delle Scienze, eretta
alla fine dei giardini Tùria, sia soprattutto parte opera sua.
Sono diversi i
padiglioni che la compongono (l’Acquario, il Museo delle Scienze, l’emisfero
che ricorda un immenso occhio con la palpebra abbassata, il Palazzo delle Arti
della Regina Sofia…) e forniscono un colpo d’occhio fantastico, un’architettura
originale e singolare che affascina. Tuttavia le opere di Calatrava mi lasciano
spesso perplesso e anche a Valencia la sua figura è controversa (per esempio
per via dei costi esorbitanti che le sue opere implicano). Non mi riesce facile
coglierne la funzionalità, oltra l’estetica. Mi danno la sensazione che, dopo
un periodo di tempo non lunghissimo, siano soggette più delle altre al degrado
e a una difficile manutenzione. E anche alla Città delle Arti, dopo pochi anni
dall’inaugurazione, mi sembrava di ravvisare già la necessità di qualche
intervento. Le stesse sensazioni che ho provato di fronte al quarto ponte di
Venezia.
Città delle Scienze, Valencia - Spagna |
Comunque concordo col giudizio che ne danno le guide turistiche: da non
perdere.
Passeggiata
modernista (Valencia). Non siamo a Praga o a Parigi o a Barcellona e quindi
la rappresentanza a Valencia dell’architettura modernista (o Liberty o Art
Nouveaux) non è clamorosa, tuttavia una passeggiata “modernista” credo che vada
fatta. Merita.
Il mercato centrale, la posta centrale, il municipio, la stazione centrale...
Il mercato centrale, la posta centrale, il municipio, la stazione centrale...
Modernismo, Il mercato centrale, Valencia - Spagna |
Da qui
partì don Chisciotte (Campo de Criptana). “In un luogo della Mancha, del cui nome non voglio ricordarmi, non molto
tempo fa viveva un hidalgo di quelli lancia in resta, targhe antiche, magro
ronzino e cane da caccia”. E’ l’inizio del romanzo di don Chisciotte
https://it.wikipedia.org/wiki/Don_Chisciotte_della_Mancia.
Indicazioni alquanto vaghe. Miguel de Cervantes tace sul luogo di partenza
dell’ingegnoso hidalgo don Chisciotte
della Mancha verso le sue folli scorribande. Non lo svela. Ma io so dove si
trova, ci sono stato durante questo viaggio. L’indicazione della regione, la
Mancha, è chiara, il luogo si chiama Consuegra.
I turisti sciamavano intorno col naso all’insù, si aggiravano tra i
bianchi edifici, alcuni sfioravano le pale con una leggera carezza, come per
trasmettere un palpito di vita, poi ritornavano ai pullman. E altri li
rimpiazzavano dopo pochi minuti.
Fu una visita emozionante, imperdibile, anche se intossicata dalla
presenza di troppi turisti in scampagnata. Le stesse sensazioni provate a Campo
de Criptana, un paese vicino che contende a Consuegra il privilegio di essere
il “il luogo della Mancha” citato da
Cervantes.
I mulini a vento di Consuegra - Spagna |
Il sole calava, il giorno si spegneva e l’atmosfera mutava. La nebbia
saliva lentamente dalla valle. Saliva alla conquista degli spazi e inghiottiva
ogni cosa. Si arrampicò sulla collina e la invase, giunse ai piedi dei mulini e
si mise in attesa. Ormai solo loro emergevano dalla bruma e senza confronti con
uomini e cose acquistarono ai miei occhi una dimensione smisurata. Bastò per
catturare il mio cuore: sembravano davvero i giganti che avevano sconfitto don
Chisciotte. Erano proprio loro e non dovetti fare altro che liberare
l’immaginazione per rivivere l’epopea. I turisti erano scomparsi, ero quasi
solo, il mondo ormai perso nella nebbia. Mi sentivo leggero e in sintonia con
la follia del cavaliere, don Chisciotte e lo scudiero li sentivo davvero
accanto a me. I mulini a vento, ormai solo ombre, sembravano protendere le loro
pale in attesa dell’assalto del cavaliere.
“Ma quello è don Chisciotte” sussurrai. La fantasia galoppava: un uomo
allampanato, alto e magro era in arrivo. Camminava a passi lenti con l’andatura
sbilenca, lo sguardo perso all’orizzonte, la lancia nella destra.
“E quello, allora, è Sancio Panza” aggiunsi, “il fido scudiero”. Era
basso e troppo in carne e trotterellava accanto all’altro con l’aria furba di
chi sa trarre il meglio dalle situazioni della vita.
Non avrei saputo dire se fossero di ritorno dalla sconfitta patita dai
mulini a vento oppure andassero all’assalto in quel momento. Quando li ebbi di
fronte l’illusione svanì, dovette cedere alla realtà. Quei due non erano gli
eroi della gloriosa epopea di Cervantes. Erano figuranti in procinto di mettere
in scena una triste rappresentazione teatrale a beneficio dei visitatori, una
recita che si replicava ogni giorno a orari fissi...
Ce ne andammo.
Gioielli
sparsi (Cuenca, Almagro, Ubeda e Baeza). La visita imperdibile di
queste piccole città dimostrano che la Spagna del sud non è rappresentata solo dalla
grande triade (Cordoba, Siviglia e Granada). La storia della Spagna viene da
lontano ed è tanto articolata da presentare in ogni angolo scorci di un
prezioso passato. Passeggiare per il centro di questi piccoli centri, curati e
mantenuti con cura, soprattutto di notte, quando monumenti e palazzi sono
illuminati, è un piacere per gli occhi e per l’animo. Cito quelli che più mi
hanno colpito:
+ Cuenca, da ammirare prima da lontano per via della sua posizione acrobaticamente arroccata su uno sperone roccioso.
+ Almagro, con la bellissima piazza centrale e,
soprattutto, il Corral de Comedias, un teatro eretto nel XVI, forse l’unico
esempio di architettura lignea della Spagna ancora dotato di platea, palco,
camerini ed elementi originari.
+ Ubeda e Baeza. Le cito insieme per via della vicinanza e della somiglianza che le accomuna, perle del Rinascimento spagnolo del XVI e del XVII secolo, capolavori Unesco dal 2003. Le due città sorprendono per lo stile dei palazzi e delle chiese che ancora mantengono praticamente intatto il loro aspetto originale.
+ Cuenca, da ammirare prima da lontano per via della sua posizione acrobaticamente arroccata su uno sperone roccioso.
Cuenca - Spagna |
+ Ubeda e Baeza. Le cito insieme per via della vicinanza e della somiglianza che le accomuna, perle del Rinascimento spagnolo del XVI e del XVII secolo, capolavori Unesco dal 2003. Le due città sorprendono per lo stile dei palazzi e delle chiese che ancora mantengono praticamente intatto il loro aspetto originale.
Il
festival dei cortili (Codoba). Arrivammo a Cordoba nei giorni giusti per caso.
Converrebbe invece prepararsi e dedicare qualche giorno alla visita della città
durante questa straordinaria manifestazione. Cordova festeggia ogni anno a maggio il Festival dei Cortili, un
evento dichiarato dall'UNESCO Patrimonio Immateriale dell'Umanità nel 2012 e
che apre per diversi giorni al visitatore moltissimi cortili del centro
storico.
Si tratta di un concorso che valuta la bellezza dei cortili, per
l’occasione aperti al pubblico, che donano alle vie colore, profumo di
gelsomino e fiori d'arancio. Oltre a permettere l’ingresso, in questi giorni
decine di bellissimi patios e cortili
privati, solitamente inaccessibili, si mostrano a tutti e di solito ospitano
spettacoli di flamenco e, qualche volta, la possibilità di degustare squisite tapas.
Un cortile durante il festival, Cordoba - Spagna |
Los
Pueblos Blancos. Una chicca imperdibile. Da Arcos de la Frontera
a Ronda (o viceversa), attraverso una decina di paesi abbarbicati ai fianchi
delle montagne. Per chi è abituato come me a vedere nelle città italiane solo
muri lerci e deturpati da scritte oscene, vedere tutti (sottolineo tutti) i
muri di tutti (ri-sottolineo tutti) questi paesi perfettamente bianchi e
puliti, mi rendeva felice per loro e nello stesso triste per le condizioni di
Bologna. Nei centri della decina di paesi che ho visitato non trovato un solo palazzo o una casa che non rispettasse le costruzioni antiche, non uno. Incredibile.
I pueblos blancos dimostravano
che evidentemente si può. Non ho molto da dire su questi paesi sorprendenti,
bisogna solo guardarli e goderseli. Le distanze non sono esagerate, ma siamo in
montagna e le strade sono lente. Per cui, dedichiamo almeno due giorni al
tragitto.
Un Pueblo Blanco - Spagna |
Il circolo dei “presepisti” (Arcos de la Frontera). Arcos de la Frontera non mi sembrò il pueblo blanco più bello (era troppo grande), ma mi entusiasmò per la presenza del locale Circolo del Presepe. Nella sede sociale esponevano una serie di presepi di grandi dimensioni meravigliosi, oltre a organizzare per Natale un presepe vivente. Le ambientazioni, i dettagli e la definizione delle statue stupivano. Io adoro il presepe, da ragazzo ero un grande costruttore di presepi e la mia passione si palesò al presidente del circolo che in qual momento era di presidio alla sede.
Un presepe di Arcos de la Frontera (particolare) - Spagna |
Chiacchierammo un po’ e mi ricordo che lamentava la difficoltà a mantenere viva la tradizione, diceva che i giovani non erano più interessati e temeva per il futuro del circolo. Spero che si sbagliasse. Purtroppo il fatto che non abbia trovato, nello scrivere di questo viaggio, nulla su di loro in Internet (un sito, un blog, un link qualsiasi) non depone a favore.
Il cieco
della Porta della Giustizia (Granada). Questi versi resero famosi
il poeta messicano Francisco de Asìs de Icaza, una donna di nome Beatriz de
Leòn e un cieco che chiedeva l’elemosina inginocchiato e in silenzio accanto
alla Porta della Giustizia all’Alhambra:
Dale
limosna, mujer
que no
hay en la vida nada
como
la pena de ser
ciego
en Granada.
Traduco:
Fagli l’elemosina, donna
che non c’è nulla nella vita
come la pena di essere
cieco a Granada.
I versi di Francisco Azìz de Icaza, Granada - Spagna |
El
Niño de las Pinturas (Granada). Se l’Inghilterra ha Bansky, Granada ha il Niño
de las Pinturas. Il talento non è certo paragonabile, ma una passeggiata alla
ricerca della sua Street Art
(soprattutto nel quartiere Realejo) vale sicuramente la pena. Colorati,
graffianti, mostrano ritratti, qualche breve testo. Purtroppo allora i murales
cominciavano a denunciare un po’ di degrado, alcuni di quelli riportati su
Internet non li trovai, soprattutto quelli di grandi dimensioni…
I tristissimi risultati tra quanto resta e quanto è andato perduto
emerge dal confronto tra le due versione del mural che troviamo sopra. Nella versione precedente (a sx) si leggeva,
nella parte bassa: “Cansado de las mismas
respuestas decidí cambiar mis preguntas” ("Stanco delle stesse risposte
decisi di cambiare le mie domande"). Nella versione del 2016 (a dx) non ne rimaneva
traccia. Non è una perdita da poco.
Un murale prima del 2016, Granada - Spagna |
Lo stesso murale nel 2016, Granada - Spagna |
Comunque vale la pena andare a Realejo a vedere i murali: la ricerca è divertente quanto la visione.
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