lunedì 23 marzo 2020

Viaggio nella SPAGNA DEL SUD

L'Oceanografico, Città della Scienza,
Valencia - Spagna
(a parte il colore, non sembra lord Fener?)
Paese attraversato: Spagna
Itinerario: Valencia, Cuenca, Campo de Criptana, Consuegra e i mulini a vento di don Chisciotte, Almagro, Ubeda e Baeza, Cordoba, Siviglia, Ronda e Los Pueblos Blancos, Granada, Valencia
Periodo: maggio 2016
Durata: tre settimane
Ne parlo nel libroCi sono posti così

Non scrivo guide turistiche, come sapete, e non mi metterò a descrivere Cordoba, Siviglia e Granada già fin troppo note e descritte. E troppo conosciute. Mi limiterò a raccontare dei luoghi particolari e dettagli che mi hanno colpito. A dare spunti che, magari, possono essere d’aiuto a chi volesse intraprendere un viaggio/vacanza nel sud della Spagna.
C’ero già stato tantissimi anni fa e la differenza tra allora e il 2016 era clamorosa. Mostrava come regioni, quarant’anni fa povere e arretrate, l’Andalusia in primis, fossero tanto progredite da fare concorrenza anche all’Italia. Per esempio nella produzione di olio e agrumi. Andando verso sud incontravo infatti intere province coperte di uliveti e agrumeti, tutti giovanissimi, segno che erano stati piantati da qualche decennio, anche meno. Un investimento impressionante.

E poi strade ottimamente tenute, città e paesi ristrutturati e ben mantenuti piene di giovani e di vita.
Mi sorprese la stessa Valencia: la credevo un città imparagonabile a Madrid e Barcellona, e invece…
La piazza antistante la cattedrale di Cordoba, la domenica mattina era invasa da coppie che ballavano…
Insomma un paese moderno, accogliente, emerso alla grande dal buio del lungo periodo della dittatura franchista. Al di là di Cordoba, Siviglia e Granada.

Un consiglio “tecnico” mi sento di darlo. Quando il coronavirus sbloccherà i flussi turistici, troppa gente continuerà a recarsi da quelle parti, soprattutto in primavera. E quindi ci saranno momenti e luoghi che diventeranno di nuovo quasi inaccessibili. Cito:
·        * a Cordoba l’ingresso alla Mezquita (sempre) e qualsiasi altro luogo in città nel periodo della festival del cortili
·         * a Siviglia l’ingresso alla cattedrale
·          * a Granada l’ingresso all’Alhambra (per gli impreparati può essere un delirio)
Quindi: prepararsi, prenotare, prendersi tempo, scegliere giornate e orari…

Un sorprendente fiume verde (Valencia). Immaginate una città grande due volte Bologna attraversata, in pieno centro, dal fiume Tùria che periodicamente la inonda con piene devastati. L’ultima nel 1957. Che fare? Ecco la soluzione: il fiume fu deviato facendogli aggirare la citta a sud. Ovviamente rimase a disposizione il suo letto asciutto, una striscia di una decina di chilometri larga qualche centinaio di metri. Una pacchia e un’occasione irripetibile per la speculazione edilizia… Invece, miracolo! Venne trasformata nei Giardini del Tùria, oggi apprezzatissimo polmone verde della città.


Giardino del Tùria, Valencia - Spagna
Vi si trovano giardini, boschi, piste ciclabili, impianti sportivi, giochi per i bambini. Un grande, mirabile esempio di civiltà, molto apprezzato e frequentato dai valenciani. E’ anche un comodissimo corridoio per attraversare velocemente la città da est a ovest, ovviamente a piedi o in bicicletta.
Gradevolissima e consigliabile la passeggiata che, attraverso i giardini, conduce dal centro di Valencia alla Ciudad de las Artes y de las Ciencias progetto di Calatrava) eretta alla vecchia foce del fiume (vedi oltre).

Un giorno da Lillipuziani (Valencia). Nei Giardini del Tùria troviamo di tutto, ma la scoperta più entusiasmante fu Gulliver. Un’enorme statua di Gulliver sdraiato di schiena che non aspettava altro che di essere aggredito da torme di bambini che potevano passeggiare sul suo petto, le sua braccia e le sue gambe. Uno spettacolo. Anche se non avete letto da ragazzi il romanzo di Jonathan Swift (https://it.wikipedia.org/wiki/I_viaggi_di_Gulliver), qui si può entrare nel paese di Lilliput, ritornare all’infanzia, almeno per un quarto d’ora.



Gulliver, giardino del Tùria, Valencia - Spagna
I genitori accompagnavano i figli da Gulliver, li lasciavano liberi di scalarlo e li aspettavano lì accanto. Ovviamente anch’io sono salito e ho camminato sul gigante senza imbarazzo. I sorrisi che i bambini mi rivolgevano mi autorizzavano.

Calatrava (Valencia). Tra i più famosi architetti del mondo, Santiago Calatrava è originario di Valencia. Ovvio quindi che l’immensa Città delle arti e delle Scienze, eretta alla fine dei giardini Tùria, sia soprattutto parte opera sua. 


Città delle Scienze, Valencia - Spagna
Sono diversi i padiglioni che la compongono (l’Acquario, il Museo delle Scienze, l’emisfero che ricorda un immenso occhio con la palpebra abbassata, il Palazzo delle Arti della Regina Sofia…) e forniscono un colpo d’occhio fantastico, un’architettura originale e singolare che affascina. Tuttavia le opere di Calatrava mi lasciano spesso perplesso e anche a Valencia la sua figura è controversa (per esempio per via dei costi esorbitanti che le sue opere implicano). Non mi riesce facile coglierne la funzionalità, oltra l’estetica. Mi danno la sensazione che, dopo un periodo di tempo non lunghissimo, siano soggette più delle altre al degrado e a una difficile manutenzione. E anche alla Città delle Arti, dopo pochi anni dall’inaugurazione, mi sembrava di ravvisare già la necessità di qualche intervento. Le stesse sensazioni che ho provato di fronte al quarto ponte di Venezia.
Comunque concordo col giudizio che ne danno le guide turistiche: da non perdere.

Passeggiata modernista (Valencia). Non siamo a Praga o a Parigi o a Barcellona e quindi la rappresentanza a Valencia dell’architettura modernista (o Liberty o Art Nouveaux) non è clamorosa, tuttavia una passeggiata “modernista” credo che vada fatta. Merita. 


Il mercato centrale, la posta centrale, il municipio, la stazione centrale...

Modernismo, Il mercato centrale, Valencia - Spagna
Da qui partì don Chisciotte (Campo de Criptana). “In un luogo della Mancha, del cui nome non voglio ricordarmi, non molto tempo fa viveva un hidalgo di quelli lancia in resta, targhe antiche, magro ronzino e cane da caccia”. E’ l’inizio del romanzo di don Chisciotte https://it.wikipedia.org/wiki/Don_Chisciotte_della_Mancia. Indicazioni alquanto vaghe. Miguel de Cervantes tace sul luogo di partenza dell’ingegnoso hidalgo don Chisciotte della Mancha verso le sue folli scorribande. Non lo svela. Ma io so dove si trova, ci sono stato durante questo viaggio. L’indicazione della regione, la Mancha, è chiara, il luogo si chiama Consuegra.

Arrivammo un pomeriggio di primavera freddo e soleggiato. Consuegra mi parve un villaggio anonimo, perso in un paesaggio altrettanto anonimo che il turismo cercava di riscattare. Serpenti di pullman sbuffavano lungo la strada che si arrampicava sulla collina fino ai piedi dell’austero castello del XII secolo. Non era il castello la meta dell’assalto turistico, ma i dodici mulini a vento che si stagliavano contro il cielo blu. Sono numerosi i mulini a vento nella Mancha, ma sarebbero proprio questi i giganti contro i quali si batté don Chisciotte. Bianchi e rimessi a nuovo, tendevano al vento le pale ormai spoglie della tela necessaria per infondere loro la vita. Dopo secoli di servizio l’uomo li aveva traditi e abbandonati, non aveva più bisogno di loro e li usava solo come richiamo per i turisti in cerca di una storia ormai perduta. Così i mulini attendevano immobili, immemori e ormai incapaci di accogliere il vento che soffiava nella speranza di suscitare in loro un impossibile risveglio.
I turisti sciamavano intorno col naso all’insù, si aggiravano tra i bianchi edifici, alcuni sfioravano le pale con una leggera carezza, come per trasmettere un palpito di vita, poi ritornavano ai pullman. E altri li rimpiazzavano dopo pochi minuti.


I mulini a vento di Consuegra - Spagna
Fu una visita emozionante, imperdibile, anche se intossicata dalla presenza di troppi turisti in scampagnata. Le stesse sensazioni provate a Campo de Criptana, un paese vicino che contende a Consuegra il privilegio di essere il “il luogo della Mancha” citato da Cervantes.
Il sole calava, il giorno si spegneva e l’atmosfera mutava. La nebbia saliva lentamente dalla valle. Saliva alla conquista degli spazi e inghiottiva ogni cosa. Si arrampicò sulla collina e la invase, giunse ai piedi dei mulini e si mise in attesa. Ormai solo loro emergevano dalla bruma e senza confronti con uomini e cose acquistarono ai miei occhi una dimensione smisurata. Bastò per catturare il mio cuore: sembravano davvero i giganti che avevano sconfitto don Chisciotte. Erano proprio loro e non dovetti fare altro che liberare l’immaginazione per rivivere l’epopea. I turisti erano scomparsi, ero quasi solo, il mondo ormai perso nella nebbia. Mi sentivo leggero e in sintonia con la follia del cavaliere, don Chisciotte e lo scudiero li sentivo davvero accanto a me. I mulini a vento, ormai solo ombre, sembravano protendere le loro pale in attesa dell’assalto del cavaliere.
“Ma quello è don Chisciotte” sussurrai. La fantasia galoppava: un uomo allampanato, alto e magro era in arrivo. Camminava a passi lenti con l’andatura sbilenca, lo sguardo perso all’orizzonte, la lancia nella destra.
“E quello, allora, è Sancio Panza” aggiunsi, “il fido scudiero”. Era basso e troppo in carne e trotterellava accanto all’altro con l’aria furba di chi sa trarre il meglio dalle situazioni della vita.
Non avrei saputo dire se fossero di ritorno dalla sconfitta patita dai mulini a vento oppure andassero all’assalto in quel momento. Quando li ebbi di fronte l’illusione svanì, dovette cedere alla realtà. Quei due non erano gli eroi della gloriosa epopea di Cervantes. Erano figuranti in procinto di mettere in scena una triste rappresentazione teatrale a beneficio dei visitatori, una recita che si replicava ogni giorno a orari fissi...
Ce ne andammo.

Gioielli sparsi (Cuenca, Almagro, Ubeda e Baeza). La visita imperdibile di queste piccole città dimostrano che la Spagna del sud non è rappresentata solo dalla grande triade (Cordoba, Siviglia e Granada). La storia della Spagna viene da lontano ed è tanto articolata da presentare in ogni angolo scorci di un prezioso passato. Passeggiare per il centro di questi piccoli centri, curati e mantenuti con cura, soprattutto di notte, quando monumenti e palazzi sono illuminati, è un piacere per gli occhi e per l’animo. Cito quelli che più mi hanno colpito:
+ Cuenca, da ammirare prima da lontano per via della sua posizione acrobaticamente arroccata su uno sperone roccioso.


Cuenca - Spagna
+ Almagro, con la bellissima piazza centrale e, soprattutto, il Corral de Comedias, un teatro eretto nel XVI, forse l’unico esempio di architettura lignea della Spagna ancora dotato di platea, palco, camerini ed elementi originari.
+ Ubeda e Baeza. Le cito insieme per via della vicinanza e della somiglianza che le accomuna, perle del Rinascimento spagnolo del XVI e del XVII secolo, capolavori Unesco dal 2003. Le due città sorprendono per lo stile dei palazzi e delle chiese che ancora mantengono praticamente intatto il loro aspetto originale.

Il festival dei cortili (Codoba). Arrivammo a Cordoba nei giorni giusti per caso. Converrebbe invece prepararsi e dedicare qualche giorno alla visita della città durante questa straordinaria manifestazione. Cordova festeggia ogni anno a maggio il Festival dei Cortili, un evento dichiarato dall'UNESCO Patrimonio Immateriale dell'Umanità nel 2012 e che apre per diversi giorni al visitatore moltissimi cortili del centro storico. 


Un cortile durante il festival, Cordoba - Spagna
Si tratta di un concorso che valuta la bellezza dei cortili, per l’occasione aperti al pubblico, che donano alle vie colore, profumo di gelsomino e fiori d'arancio. Oltre a permettere l’ingresso, in questi giorni decine di bellissimi patios e cortili privati, solitamente inaccessibili, si mostrano a tutti e di solito ospitano spettacoli di flamenco e, qualche volta, la possibilità di degustare squisite tapas.

Los Pueblos Blancos. Una chicca imperdibile. Da Arcos de la Frontera a Ronda (o viceversa), attraverso una decina di paesi abbarbicati ai fianchi delle montagne. Per chi è abituato come me a vedere nelle città italiane solo muri lerci e deturpati da scritte oscene, vedere tutti (sottolineo tutti) i muri di tutti (ri-sottolineo tutti) questi paesi perfettamente bianchi e puliti, mi rendeva felice per loro e nello stesso triste per le condizioni di Bologna. Nei centri della decina di paesi che ho visitato non trovato un solo palazzo o una casa che non rispettasse le costruzioni antiche, non uno. Incredibile.


Un Pueblo Blanco - Spagna
I pueblos blancos dimostravano che evidentemente si può. Non ho molto da dire su questi paesi sorprendenti, bisogna solo guardarli e goderseli. Le distanze non sono esagerate, ma siamo in montagna e le strade sono lente. Per cui, dedichiamo almeno due giorni al tragitto.




Il circolo dei “presepisti” (Arcos de la Frontera). Arcos de la Frontera non mi sembrò il pueblo blanco più bello (era troppo grande), ma mi entusiasmò per la presenza del locale Circolo del Presepe. Nella sede sociale esponevano una serie di presepi di grandi dimensioni meravigliosi, oltre a organizzare per Natale un presepe vivente. Le ambientazioni, i dettagli e la definizione delle statue stupivano. Io adoro il presepe, da ragazzo ero un grande costruttore di presepi e la mia passione si palesò al presidente del circolo che in qual momento era di presidio alla sede. 


Un presepe di Arcos de la Frontera (particolare) - Spagna

Chiacchierammo un po’ e mi ricordo che lamentava la difficoltà a mantenere viva la tradizione, diceva che i giovani non erano più interessati e temeva per il futuro del circolo. Spero che si sbagliasse. Purtroppo il fatto che non abbia trovato, nello scrivere di questo viaggio, nulla su di loro in Internet (un sito, un blog, un link qualsiasi) non depone a favore.

Il cieco della Porta della Giustizia (Granada). Questi versi resero famosi il poeta messicano Francisco de Asìs de Icaza, una donna di nome Beatriz de Leòn e un cieco che chiedeva l’elemosina inginocchiato e in silenzio accanto alla Porta della Giustizia all’Alhambra:

Dale limosna, mujer
que no hay en la vida nada
como la pena de ser
ciego en Granada.
Traduco:
Fagli l’elemosina, donna
che non c’è nulla nella vita
come la pena di essere
cieco a Granada.


I versi di Francisco Azìz de Icaza, Granada - Spagna
Versi che trovavo scritti e scolpiti in vari luoghi della città, un commovente complimento alla sua bellezza. Si sa tutto del poeta e della donna, poi diventata sua moglie, (https://www.granadahoy.com/granada/ciego-Puerta-Justicia_0_541745898.html), ma nulla del cieco che chiedeva l’elemosina e ispirò un inno alla bellezza di Cordova nella quale la disgrazia più grande sarebbe la cecità. Ma credo sia meglio così, sapere chi fosse toglierebbe solo fascino a questa storia.

El Niño de las Pinturas (Granada). Se l’Inghilterra ha Bansky, Granada ha il Niño de las Pinturas. Il talento non è certo paragonabile, ma una passeggiata alla ricerca della sua Street Art (soprattutto nel quartiere Realejo) vale sicuramente la pena. Colorati, graffianti, mostrano ritratti, qualche breve testo. Purtroppo allora i murales cominciavano a denunciare un po’ di degrado, alcuni di quelli riportati su Internet non li trovai, soprattutto quelli di grandi dimensioni…
I tristissimi risultati tra quanto resta e quanto è andato perduto emerge dal confronto tra le due versione del mural che troviamo sopra. Nella versione precedente (a sx) si leggeva, nella parte bassa: “Cansado de las mismas respuestas decidí cambiar mis preguntas” ("Stanco delle stesse risposte decisi di cambiare le mie domande"). Nella versione del 2016 (a dx) non ne rimaneva traccia. Non è una perdita da poco.

Un murale prima del 2016, Granada - Spagna
Lo stesso murale nel 2016, Granada - Spagna




















Comunque vale la pena andare a Realejo a vedere i murali: la ricerca è divertente quanto la visione.



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