Iguana di terra - Galàpagos |
Periodo: ottobre 1986
Durata: 25 giorni
Ne parlo nel libro: IL CONFINE IMMAGINARIO
Le Galàpagos sono un "pellegrinaggio" che un amante della natura dovrebbe compiere almeno una volta nella vita, come un mussulmano deve andare alla Mecca.
Anche dedicare una settimana alla visita alla foresta Amazzonica è una grande esperienza, perché consente di venire a contatto con le abitudini e la vita di alcune popolazioni che abitano nella foresta dell'Ecuador.
Nel mercato di Otavalo ricordo l'incontro con la vita più autentica della regione.
Andando a nord, attraversammo l'Equatore. Pacchiano il monumento qui eretto, ma l'Equatore è sempre l'Equatore.
Andando a nord, attraversammo l'Equatore. Pacchiano il monumento qui eretto, ma l'Equatore è sempre l'Equatore.
Quito. E' la classica città coloniale costruita secondo i canoni dell'architettura spagnola del '600.
E' tutta un saliscendi a 2.800 metri s.l.m, adagiata in una valle incastonata tra le montagne più altre delle Ande. Da brivido l'atterraggio a Quito con gimkana aerea tra le sue cime. Il vulcano Cotopaxi (quasi 6.000 metri) è ad appena una cinquantina di km. Lungo le sue pendici, fu interessante visitare il parco omonimo dove regnava il mondo umido di altura molto "estremo": rocce lisce, muschi e licheni, vento..
La mitad del Mundo. Qui passa l'Equatore e qui ci trovammo di fronte al monumento eretto in suo onere negli anni '30. Immaginai la linea virtuale del nostro parallelo più importante che partiva verso est (o verso ovest) e ritornava alle mie spalle, dopo aver fatto il giro della terra. Fummo turisti fino in fondo e non mancammo la foto classica: a gambe divaricate attraverso l'Equatore con un piede nell'emisfero nord e l'altro nell'emisfero sud. Ma scoprimmo quel giorno che ci furono errori nel calcolo del punto esatto e che l'Equatore passa in realtà più a sud, poco a nord di Quito. Gli antichi abitanti del luogo questo punto esatto lo avevano scoperto. Come avevano fatto? Se vi interessa leggete qui: LA MITAD DEL MUNDO
Otavalo. Nel novero dei mercati più belli del Sudamerica quello di Otavalo merita di sicuro un posto d'onore, almeno quanto quello più famoso di Chichicastenango (Guatemala). Era frequentato da persone che indossavano ancora solo vestiti tradizionali, nessuno portava i jeans (a parte noi), nemmeno i giovani. Vi si vendeva di tutto, anche se gli articoli più mirabili erano i tappeti.
Al mercato di Otavalo - Ecuador |
Puyo, Amazzonia dell'Ecuador |
Dalle Ande alla foresta. Prendemmo l'aereo per andare da Quito in Amazzonia e quindi non scendemmo in auto dall'altopiano alla foresta. Ma eravamo convinti che fosse un'esperienza da non perdere e per questo percorremmo la strada che porta da Riobamba a Puyo (e ritorno). E avemmo ragione. Lungo i suoi infiniti tornanti potemmo osservare il variare della vegetazione al variare dell'altitudine: dalle stentate praterie battute dal vento, alla foresta pluviale. Puyo era una cittadina amazzonica come quelle che troviamo nei libri di Sepùlveda o Marquez. Case di legno, tetti di lamiera e tanta pioggia. Del tutto superfluo sembrava il servizio dei bomberos (pompieri) che invece esisteva. Camminando per le sue strade ci aspettavamo di incontrare Fitzcarraldo da un momento all'altro.
Galàpagos. E' un ambiente fantastico e delicatissimo, un patrimonio unico, sul quale la pressione dei soldi e del turismo (anche quello più cialtrone) temo che alla fine la spunterà. Per dire: se andate su Trip-advisor potete prenotare 33 (!) alberghi dislocati nelle diverse isole! Ora nell'arcipelago che ha ispirato la teoria dell'evoluzione delle specie a Darwin ci va anche gente che pensa di andare a Malindi. Ai nostri tempi, per fortuna, il massimo numero di turisti ammessi all'arcipelago in un anno era di 12.500. Un numero che consentiva al massimo ad una decina di barche di navigare tra le isole.
In nove giorni raggiungemmo le isole centrali dell'arcipelago: Seymour, Mosquera, Baltra, Santa Cruz, Santa Fé, Ràbida, Isabela, San Salvador, Daphne. Española era troppo lontana, anche se era l'unica ad ospitare gli albatros (2,5 metri di apertura alare). Naturalmente dormimmo in barca e non in albergo, per essere più vicini alle rive e agli animali. La fauna, quasi completamente endemica, non era diffusa uniformemente. Per questo occorreva navigare e approdare da molte parti per incontrare i principali abitanti delle isole: le tartarughe giganti, i leoni di mare con i quali in qualche punto facemmo il bagno, le iguana terrestri e marine, le sule che si tuffavano in mare per la pesca, le fregate, le razze, gli squali che stazionavano vicino a riva in mezzo metro d'acqua. Venditti canta "vivere a Roma alle dieci di sera è come essere un pinguino all'Equatore." Voleva essere paradossale, immagino, ma forse non sa che alle Galapagos, pur attraversate dall'Equatore, ci sono anche in pinguini, ovviamente endemici, che assomigliano ai Magellano della Patagonia, ma si chiamano Pinguini delle Galapagos. Fu entusiasmante scoprire dal vivo gli effetti dell'evoluzione annunciata al mondo da Darwin, ad esempio osservando il cormorano non volatore, un cormorano che, privo da sempre di predatori da cui fuggire, ha perso da tempo l'uso delle ali e non è più in grado di volare. Ma d'altra parte lui si procura il cibo pescando in mare e non sa più che farsene delle ali.
Amazzonia. Sbarcammo dall'aereo a Lago Agrio, allora poco più di un'idea di città. Eppure già allora i petroleros (ci mettiamo anche l'ENI nel mezzo) avevano cominciato le ricerche dell'oro nero in Amazzonia e i primi segni devastanti erano già evidenti. Di lì otto ore di barca a motore ci aveva portato lungo il rio Aguarico, lontano dal petrolio, verso il rio Napo, verso i Secoya, i Cofanes e soprattutto verso gli SHUAR (o Jivàros), quelli che un tempo rimpicciolivano le teste dei nemici alle dimensioni di un pugno, mantenendone intatte le proporzioni. Ora su questi popoli ci sono maggiori notizie, c'è la Rete e ci saranno sistemazioni migliori delle nostre tende sempre inzuppate d'acqua.
Molte cose saranno cambiate, ma credo che valga sempre la pena di andare a vedere come vivono gli altri e a conoscerli un po'. Allora era gente semplice, amichevole e ospitale, contenta mostrarci come si vive (non si sopravvive) nella foresta. Ci mostrarono frutti a noi sconosciuti con cui ci si può sfamare facilmente, primi tra tutti l'annona che nessuno di noi aveva mai visto. Imparammo che da un mezzo metro di liana appena tagliata si può ottenere un bicchiere d'acqua buonissima. Vivevano nella foresta, ma avevano potenti motori alle canoe e macchine da cucire. Un mondo che valeva la pena di scoprire.
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