Itinerario:
in Estonia: Tallin,
Lahema Park, Sillamae, Tartu
in Lettonia: parco Guaja, Riga, Rundale,
in Lituania: Vilnius,
Grutas, Kaunas, penisola Curlandese, Jurgaiciai
Periodo: agosto
2005
Durata: 2 settimane
Ne parlo nel libro: Il confine immaginario
Foto: viaggio senza macchine fotografiche, manca quindi la sezione relativa alle foto; le poche di corredo al testo provengono da Internet
Foto: viaggio senza macchine fotografiche, manca quindi la sezione relativa alle foto; le poche di corredo al testo provengono da Internet
Attraversando Estonia, Lettonia e Lituania (vengono citati
sempre insieme perché nella storia hanno condiviso spesso l’identico destino) si
viene in contatto con una realtà che li accomuna: essere stati nel passato
paesi molto progrediti (sorprendente il livello dell’architettura liberty di Riga, ad esempio, o del
barocco di Vilnius) e di essere poi precipitati nel buio dell’arretratezza e
della dittatura dell’era sovietica, subita dalla seconda guerra mondiale fino agli anni ’90. Fortunatamente nel frattempo il muro di Berlino era caduto e i
tre paesi non subirono la sorte che era toccata invece alla Cecoslovacchia e,
prima ancora, all’Ungheria.
Al momento della mia visita erano ancora tre paesi fragili,
appena arrivati ad essere padroni del proprio destino, forse spaventati di
fronte alle nuove possibilità, ma pieni di giovani allegri e proiettati verso
il futuro. Un viaggio piacevole, punteggiato ogni tanto da qualche elemento che
ricordava con violenza il triste, recente passato. Come il lugubre ‘Museo
dell’Occupazione della Lettonia’, a Riga, nel quale si capisce come popoli che
hanno subito la violenza sia dei Tedeschi da ovest che dei Russi da Est, non
abbiano dubbi a ritenere quest’ultima la più tragica. Chi l'avrebbe mai detto?
Le capitali: sorprendono
per la loro diversità, pur trovandosi a poca distanza una dall’altra e per
essere riuscite a mantenere la loro anima antica accanto alla modernità che è
andata accelerando dopo la liberazione dall’Unione Sovietica.
TALLINN (Estonia) con il suo impianto medioevale ancora conservato e protetto
da una cinta muraria quasi del tutto intatta. Torri medioevali e guglie appuntite
sono la costante del suo skyline.
Camminare per le sue stradine, accanto alle abitazioni medioevali perfettamente
conservate, quelle che troviamo nelle tele di pittori fiamminghi del ‘400 o del
‘500, è un’esperienza esaltante. L’elemento che caratterizza l’architettura dell’antica
Tallinn è il legno, abbondante nella regione, e andare alla ricerca delle case più
belle costruite con questo materiale è un esercizio divertente e facile. Basta munirsi
di una cartina che le indica, disponibile ovunque. Al tempo della mia vista esisteva
ancora l’edificio che ospitava il quartier generale del KGB, quattro piani di
cui i più bassi avevano le finestre murate perché dalla strada non si udissero
i “rumori” generati dagli “interrogatori” che si tenevano all’interno. Lugubre.
RIGA (Lettonia): è sempre stata “la città” dei paesi baltici, con un’atmosfera
da metropoli pur non essendo molto grande. Se Tallin e Vilnius presentano un aspetto
che potremmo definire pittoresco, Riga propone una architettura liberty molto diffusa, anche se, allora,
molto da ristrutturare. L’UNESCO l’ha definita addirittura la più elegante d’Europa.
Forse è un giudizio un po’ esagerato, ma comunque rende omaggio ad un intero quartiere
della fine XIX e inizio XX secolo che può vantare diverse strade contornate da
edifici art nouveau di alto livello. La
via più bella: Alberta iela, ma da
non perdere anche Elisabetes iela, Vilandes
iela, Strelnieku, Ausekia. Anche qui è il caso di dotarsi di una guida (io
trovai Art nouveau in Riga, edizioni
Jumava). Lascio alla consultazione delle guide le visite più ovvie, sottolineo
solo il già citato Museo dell’occupazione della Lettonia che offre un resoconto
preciso e fin troppo esauriente delle occupazioni nazista e sovietica del paese
tra il 1940 e il 1991. Un’esperienza istruttiva e angosciante.
VILNIUS (Lituania): secondo l’UNESCO, di cui è patrimonio, ha il centro
storico barocco più grande d’Europa. In effetti la suggestiva Vilnius seduce
con l’architettura barocca delle sue case e delle sue chiese, a cominciare dal
complesso dei 12 cortili dell’Università, nascosti ma collegati tra loro. E in proposito
non va dimenticata la poco nota e un po’ defilata chiesa dei santi Pietro e
Paolo, dotata di sbalorditivi interni coperti da migliaia di sculture barocche (scolpite,
tra l’altro, da scultori italiani alla fine del ‘600). Se qualcuno ha presente
il barocco Churrigueresco del Messico può farsene un’idea. A Vilnius trovate
anche una statua dedicata a Frank Zappa quando era ancora in vita scolpita di
un artista che al tempo dell’occupazione sovietica aveva scolpito alcune statue
delle icone del comunismo poi esposte nel parco di Grutas, (vedere oltre) e una
autoproclamata repubblica indipendente (ovviamente non ufficiale) di artisti e bohemiens. Da non dimenticare infine che
Vilnius è la capitale del lino che quindi vi si trova ovunque di buona qualità
e ottimi prezzi (almeno allora era così)
Sillamäe: Pochissimi visitatori arrivano a Sillamäe (cittadina estone a pochi km dal confine russo) che
invece merita una visita per il suo aspetto e la sua storia. Dopo la
seconda guerra mondiale divenne un centro industriale destinato alla produzione
di materiale bellico (soprattutto con impiego di uranio). Ovviamente il tutto finì in mano ai
russi, che la sfruttarono impiegando anche migliaia di prigionieri politici.
Ancora oggi non si conosce il livello di inquinamento da radioattività prodotto
dalla lavorazione dell’uranio fino al 1989 e dal sotterramento in riva al mare
delle scorie radioattive.
Fu
proprio a seguito dell’occupazione sovietica del paese (1944) che Sillamäe
divenne una città off limits, segreta. L’accesso
alla città era controllato e tutto le attività che vi si
svolgevano erano strettamente coperte da segreto militare. Sillamäe non
appariva nemmeno sulle mappe ufficiali e gli abitanti della città non potevano
spostarsi senza autorizzazione.
Perché
andarci, allora? Non certo per il lugubre impianto di produzione dell’uranio,
ma perché il suo isolamento ne ha mantenuto (almeno fino al momento della mia
visita) l’aspetto e l’atmosfera, trasformandola in un interessante museo
vivente dell’architettura e dell’urbanistica dell’epoca staliniana. La
monumentale scalinata di accesso al mare sembra quella famosissima della
Corazzata Potemkin.
Il mondo di Stalin (Grutas, Lituania): Un luogo incredibile, che merita assolutamente una visita e da parte mia un racconto: Ciao Stalin!
La
collina delle croci (Jurgaiciai, Lituania): Un altro luogo incredibile da visitare assolutamente. Merita il racconto che le ho dedicato: La collina delle croci
La collina delle croci, Jurgaiciai (Lituania) |
Le dune della
penisola Curlandese: un Sahara sul mar Baltico, un’incredibile penisola
sabbiosa lunga un centinaio di km e larga da 400 m a 3,5 km che separa una
laguna interna dal mar Baltico. Costituita
esclusivamente da enormi dune mobili
alte fino a 60 metri. Arrampicandosi su di esse si prova la sensazione di
scalare le dune del Sahara (io l’ho provato moltissime volte) se non fosse che
guardandosi intorno si può scorgere il mare azzurro da una parte e dall’altra.
Un panorama straordinario, sottolineato dal profumo intenso dei pini che la
coprono in più parti, anche se il disboscamento selvaggio ne ha minacciato il
delicato equilibrio. Per la sua rarità e unicità è Patrimonio dell'Umanità
dell’UNESCO dal 2000.
Una visita da non perdere.
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